Strage di Natale, chiesto l’ergastolo per Riina (assolto in primo grado)

27 Apr 2017 16:13 - di Redazione

La procura generale di Firenze ha chiesto l’ergastolo per Totò Riina in qualità di  mandate della strage del Rapido 904 del 23 dicembre 1984 che causò 16 morti e oltre 260 feriti sul treno Napoli-Milano, affollato in quei giorni di Natale. La richiesta stamani al processo davanti alla corte d’assise d’appello, presidente Salvatore Giardina, dopo che Riina era stato assolto in primo grado dall’accusa di essere il mandante e di aver concorso alla “strage di Natale”. Riina non è in aula ma segue il processo in videoconferenza dal carcere dove si trova anche il suo difensore Luca Cianferoni, il quale ha segnalato ai giudici l’esigenza di non proseguire l’udienza per l’intera giornata a causa delle precarie condizioni di salute del suo assistito.

Nella requisitoria il pg Vilfredo Marziani ha detto che la sentenza di primo grado, emessa nel 2015, è contraddittoria per  l’incoerenza della descrizione di un quadro omertoso e mafioso in cui maturò la strage, rispetto all’assoluzione poi decisa per Riina. Il pm della procura di Firenze Angela Pietroiusti ha invece richiamato una serie di fatti, tra cui la circostanza che l’esplosivo usato per la strage, il Semtex 4, risultò dalle indagini uguale a quello nella disponibilità degli uomini più fidati di Riina. Lo stesso pm Pietroiusti ha riferito l’attentato del 904 alla stagione stragista mafiosa che iniziava in quel periodo e che rappresentò la reazione contro lo Stato per la lotta alla mafia intrapresa a metà anni Ottanta a partire dalle rivelazioni del pentito  Tommaso Buscetta. 

Il primo processo, del 1989, terminò con la condanna all’ergastolo di Pippo Calò, il cosiddetto cassiere della mafia e dei suoi collaboratori Guido Cercola e Franco D’Agostino, oltre che di Friederich Schaudinn, artificiere tedesco. Nel 2011 la procura di Napoli chiese l’arresto di Riina, già detenuto nel carcere di Parma, dopo le condanne ai vari ergastoli per le stragi che portarono alla morte dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino del 1993, perché lo ritiene mandante di quella del Rapido 904. Il processo si concluse con l’assoluzione per Riina. 

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