Omicidio Fragalà, restano in carcere i 6 arrestati, respinto il ricorso (video)

6 Apr 2017 17:36 - di Paolo Lami

Restano in carcere i 6 mafiosi arrestati il 15 marzo scorso per l’omicidio dell’avvocato e parlamentare di Alleanza nazionale Enzo Fragalà, massacrato a morte sotto il suo studio sette anni fa, il 23 febbraio 2010, per aver suggerito ai suoi clienti di aprirsi ai magistrati.
Il Tribunale del Riesame di Palermo ha, infatti, respinto oggi i ricorsi di cinque dei sei indagati – uno, il killer, Francesco Castronovo, non aveva fatto ricorso al Riesame – arrestati per l’omicidio del legale.

Restano così in carcere Antonino Abbate, Salvatore IngrassiaAntonino Siragusa, Paolo Cocco e Francesco Arcuri oltre, appunto, a Francesco Castronovo.
I loro avvocati avevano impugnato l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Palermo, Fernando Sestito che richiamava tutta una serie di elementi probatori contro i sei, come le intercettazioni ambientali e telefoniche, i flussi video delle telecamere di videosorveglianza della zona dove avvenne l’agguato mortale e che ne hanno ripreso alcuni mentre si trovavano lì, la georeferenziazione dei telefoni cellulari degli arrestati attraverso la triangolazione delle Base station degli operatori, i racconti dei testimoni oculari che quella sera erano lì e videro l’aggressore picchiare con un bastone di legno Enzo Fragalà fino ad atterrarlo e ad ucciderlo.

E poi la confessione di un pentito e della moglie. Tutta una serie di elementi che rendono solido e inattaccabile – così come conferma la decisione del Tribunale del Riesame – il castello accusatorio della Procura. Ora il Riesame, che ha giudicato sia dal punto di vista del merito che da quello di legittimità il provvedimento dei colleghi palermitani – ha 30 giorni di tempo per consegnare le motivazioni.

D’altra parte nelle conversazioni, intercettate dagli investigatori, che gli arrestati – ma non solo – hanno avuto dopo l’omicidio Fragalà non mancano vere e proprie confessioni in diretta. Uno degli arrestati, Paolo Cocco, ad esempio, ammette più volte di essere coinvolto nell’omicidio. Lo confessa alla moglie che fatica a crederci. Lo confessa anche alla cugina. E rassicura, mentre è intercettato, il capoclan di Borgo Vecchio, Tantillo, di non aver mai parlato, in casa sua, di un omicidio in cui erano coinvolti sia lui, che il suocero Salvatore Ingrassia. Lui non lo sa ma in quel momento gli investigatori lo stanno riprendendo e registrando.

Proprio l’altroieri il penalista di due degli arrestati, Francesco Cocco e Salvatore Ingrassia, aveva eccepito la violazione del diritto di difesa avendo richiesto e ottenuto – la Procura si era detta favorevole – il file audio contenente le intercettazioni dei suoi assistiti, file audio che era, però, protetto. In realtà il pm si era rivolto direttamente all’ufficio intercettazioni.

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