Omicidio Fragalà, giudizio immediato per i killer: a processo il 17 luglio

21 Apr 2017 17:53 - di Paolo Lami

Arriva il decreto di giudizio immediato per i sei accusati dell’omicidio di Enzo Fragalà, il parlamentare palermitano di Alleanza nazionale ferito a morte a bastonate il 23 febbraio 2010 all’uscita del suo studio di penalista a pochi metri dal Palazzo di giustizia di Palermo.

Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo, Gioacchino Scaduto, ha infatti accolto la richiesta, avanzata dalla Procura di Palermo e firmata dai pm Antonino Di Matteo, Caterina Malagoli e Francesca Mazzocco, ed ha emesso il decreto che dispone il giudizio immediato nei confronti dei sei imputati, Antonino Abbate, Francesco Arcuri, ritenuto il mandante della letale aggressione, Salvatore Ingrassia, Antonino Siragusa, Paolo Cocco e Francesco Castronovo considerato colui che materialmente picchiò a morte Enzo Fragalà.

Il processo per i sei accusati di concorso in omicidio, con l’aggravante dell’associazione mafiosa, è stato fissato per il 17 luglio prossimo dinanzi alla Prima sezione della Corte d’Assise di Palermo. E ora i sei imputati hanno la possibilità di chiedere, entro quindici giorni,  il giudizio abbreviato ma sarebbe un grosso azzardo non avendo a disposizione tutti gli atti, non ancora depositati dalla Procura.

Il racconto del pentito Francesco Chiariello, racconto suffragato, poi, anche dalle intercettazioni e dall’incrocio delle risultanze investigative, ha consentito di inquadrare le ragioni dell’omicidio di Enzo Fragalà al quale la mafia non ha perdonato di aver spinto alcuni suoi clienti, nella sua veste di penalista e avvocato difensore, ad aprirsi ai magistrati. Un comportamento specchiato che la mafia non gli ha perdonato. Di qui l’aggressione, la sera del 23 febbraio, di fronte a diversi testimoni che assistettero all’agguato.

Proprio qualche giorno fa il Tribunale del Riesame, al quale cinque dei sei imputatiti si erano rivolti, ha reso note le motivazioni con le quali ha respinto il ricorso dei sei mafiosi spiegando che il pentito Francesco Chiariello è risultato un soggetto «credibile e attendibile» e che il reato del quale i sei sono imputati non può che essere quello di «omicidio volontario».

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