Luisa Ferida, uccisa incinta con Valenti. Il mandante fu Pertini?

30 Apr 2017 12:10 - di Antonio Pannullo

Dopo il bombardamento mediatico sul 25 aprile nel suo 72° anniversario con articoli, film non tutti eccelsi riesumati per l’occasione, eventi, concerti, happening, dichiarazioni solo antifasciste e quant’altro, con relativo coinvolgimento delle scuole di ogni ordine e grado, ci sembrerebbe giusto e corretto che la verità storica non fosse stabilita soltanto dai vincitori, ma da tutti i protagonisti di quella tragedia che fu la guerra civile in Italia, che vide atrocità da entrambe le parti, giustificate, dicono molti, dalla gravità del momento. Il 30 aprile è l’anniversario, ad esempio, dello spietato bombardamento di Alessandria da parte delle Fortezze Volanti anglo-americane e del relativo mitragliamento dei caccia di scorta sulla popolazione. Come è noto, a un certo punto gli alleati decisero di iniziare su Italia e Germania dei veri e propri bombardamenti terroristici, ossia non tesi a colpire obiettivi militari, ma civili. Si doveva vincere la guerra, certo, e tutti i mezzi apparivano allora leciti. Ma oggi possiamo dire altrettanto? Era lecito e utile assassinare un inerme settantenne come Giovanni Gentile? O molti preti, ragazze, italiani disarmati, colpevoli solo di pensarla in un modo anziché in un altro? Certo che no, e se la storiografia raccontasse tutto quello che è successo in quei giorni, la pacificazione nazionale sarebbe compiuta. Una delle storie-simbolo di quell’aprile 1945 è certamente quella degli attori fascisti Luisa Ferida e Osvaldo Valenti, conosciutissimi all’epoca del cinema dei “telefoni bianchi”, che dopo l’8 settembre scelsero di aderire alla Repubblica Sociale Italiana, e lui addirittura alla Decima Mas di Junio Valerio Borghese.

Un partigiano: “La Ferida non aveva fatto niente”

Furono due tra le migliaia di vittime innocenti di quei giorni, per ammissione stessa dei partigiani a cui si erano consegnati. Il fatto successe a Milano, teatro di molte esecuzioni sommarie di fascisti o presunti tali. Loro erano belli, ricchi, e fino a poco tempo prima felici. Lui dicono fosse un cocainomane (il mondo dello spettacolo non era molto diverso da oggi…) lei invece pare fosse incinta. Quello che è certo è che si volevano bene, due anni prima avevano avuto un bambino, Kim, morto pochi giorni dopo la nascita, lei ne era uscita distrutta. Ora ci stavano riprovando, cercavano di costruirsi un futuro, la guerra sarebbe passata prima o poi, non immaginavano che sarebbe finita tanto male. La loro storia ha colpito l’immaginario collettivo degli italiani, a loro sono stati dedicati articoli, scritti, poesie, libri, film e nel 2008 anche una fiction tv di Marco Tullio Giordana, Sanguepazzo, con Luca Zingaretti nel ruolo di lui e Monica Bellucci in quello di lei. È forse inutile rievocare qui le loro biografie e le loro carriere (hanno girato decine di film), o la precisa cronologia dei fatti, più volte raccontata da autorevoli storici e scrittori. Quello che va raccontato è che in quella mattanza ci andarono di mezzo anche persone che c’entravano niente, o che comunque non meritavano una fine tanto atroce, con una raffica di mitra, di notte, in una via di Milano, via Poliziano. Valenti era stato accusato – falsamente – di essere amico di Pietro Koch, torturatore di partigiani nella famosa Villa Triste. Erano un gruppo di criminali comuni, che furono arrestati proprio dai fascisti dalla Legione Ettore Muti per intervento diretto di Mussolini. Fu questa presunta amicizia che probabilmente li perse. Ma mai nessuna prova dei coinvolgimenti dei due attori nelle cose che succedevano a Villa Triste fu comprovata. Comunque, dopo averli assassinati, i partigiani li lasciarono sulla strada con due cartelli di rivendicazione. Li trovò un prete, richiamato dagli spari, don Terzoli, che impartì loro l’estrema unzione. Li accompagnò poi all’obitorio su un’ambulanza, e lì trovò, quel 30 aprile, almeno 140 cadaveri raccolti nelle ultime ore nelle strade di Milano. Pochi giorni prima Valenti e Ferida si erano consegnati ai partigiani rossi delle Brigate Matteotti, che avevano promesso salva la vita, e che li tennero in una cascina sino al 28 aprile, giorno in cui li trasferirono a quelli della Pasubio, in una casa a via Guerrazzi, dove si svolse un sommario processo. Non c’è chiarezza su chi dette l’ordine di ucciderli, perché a quanto pare il Cln il 25 aprile aveva raccomandato il deferimento dei due a un tribunale militare, mentre il capo partigiano Vero sostiene nelle sue memorie che lo stesso Sandro Pertini dette l’ordine decisivo, con ben tre telefonate in cui sollecitava la fucilazione dei due. In ogni caso, Pertini o no, l’ordine arrivò dall’alto. Vero racconta anche – e su questo non ci sono dubbi – che i due furono depredati di tutto, denaro, argenteria, pellicce, gioielli e quant’altro. Di questi beni non si è mai saputo nulla, come di tanti altri beni depredati a fascisti assassinati sommariamente in quei giorni. Come disse Vero, il capo partigiano della Brigata Pasubio, responsabile del duplice omicidio, «la Ferida non aveva fatto niente, ma veramente niente. Ma stava con Valenti. E Valenti pagò per le sue vanterie. La rivoluzione travolge tutti». Sarebbe ora che l’Anpi ammettesse questi errori e orrori.

Commenti

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  • alberto 14 Marzo 2019

    non se ne esce! Certo e’ che quando una repubblica nasce cosi’ male, da atti cosi’ barbari e meschini nel segno di una verita’ solo parziale x non dire di una menzogna totale, e’ normale che poi vada tutto a rotoli: i valori, l’economia, i ponti ecc. E soprattutto non se ne esce con i Franchi Mari O gli Arturi N. i fasisti manco li nomino, manco ce ne stanno tranne nelle teste di dei mari e arturi

  • Franco di mario 28 Settembre 2018

    I fascisti e i loro simpatizzanti e i loro delatori e i giornali che strizzano l’occhio al fascismo del 2000 non farebbero bene a fare un Mea culpa vero e sincero per poter addivenire a quella pace sociale di cui ha tanto bisogno il nostro paese.?
    Invece di fare del revisionismo o di soffiare sul fuoco si apra la mente alla serietà e alla riconciliazione.

    • Arturo N. 24 Ottobre 2018

      Nessuna riconciliazione con i sostenitori di assassini prezzolati, che ci hanno venduto agli usurai della terra, questione di coscienza e di etica, ma dico, poi, con 300 milioni di assassinati, torturati e violentate sulla coscienza e risaputi dalla storia planetaria avete pure il coraggio di usare i termini del regime : “revisionismo”, “negazionismo, “complottismo”, “populismo” … “DEMOCRAZIA” .. ecc. e sognarvi la riconciliazione dopo un oceano di sangue gratuito …
      Non fossero cose tragiche e come complici morali da mandare ai lavori forzati a vita sareste anche ridicoli.
      Sembrerebbe tempo perso ma dirvi che semplicemente siete assassini non lo è mai …

  • angelo 19 Agosto 2018

    Purtroppo,nessuno ha il coraggio di ammettere i propri errori,sia da una parte che dall’altra………….resta solo una infinita pena e vergogna

  • sergio la terza 19 Marzo 2018

    Napolitano emulo Pertini,tutti uguali m*****.