Caso Consip, il Csm resta alla finestra e chiude gli occhi sullo scontro fra pm

19 Apr 2017 14:06 - di Redazione

Il Csm decide di non decidere sul caso Consip. Non verrà, infatti, aperta una pratica dal Consiglio Superiore della Magistratura sulla vicenda, relativa alle indagini sulla Concessionaria per i Servizi Informativi Pubblici che avrebbe scatenato una sorta di contrapposizione metodologica fra le Procure di Roma e Napoli, soprattutto in relazione alle deleghe distribuite ai vari organi di polizia giudiziaria per gli accertamenti sugli appalti Consip.
La decisione di restare alla finestra a guardare – i dettagli del provvedimento, articolato e motivato, verranno resi noti nel pomeriggio – è arrivata dal Comitato di presidenza del Csm chiamato ad esprimersi sulla proposta di aprire una pratica in Prima Commissione, quella che si occupa delle incompatibilità dei magistrati, sullo scontro che si è acceso fra i magistrati romani e campani nell’ambito delle indagini sulla Consip.

La richiesta di aprire la pratica era stata avanzata la scorsa settimana dal consigliere laico Pierantonio Zanettin dopo che erano emerse le notizie di stampa relative a una sorta di “scontro” tra le Procure di Roma e Napoli. Il Comitato di presidenza del Csm ha acquisito ieri gli elementi di valutazione. E ha avviato una discussione che si è conclusa questa mattina con un no. Che era nell’aria. La parola d’ordine delle ultime ore era stata: spegnere l’incendio. Il  pm napoletano Woodcock si era affrettato a definire il collega Paolo Ielo «un amico». Anche il presidente dell’Anm, il sindacato magistrati, l’ex-pm romano Eugenio Albamonte, s’era dato da fare per gettare acqua sul fuoco. Ed anzi era stato categorico: non deve intervenire il Csm. A ruota, s’era schierato anche il Guadasigilli, il pd Andrea Orlando. Rafforzando il concetto espresso da Albamonte: «Allo stato non mi pare che si possa parlare di scontro. Il Csm non ha nessuna facoltà di intervenire direttamente, se ci sono dei rilievi disciplinari sono la Procura Generale presso la Cassazione e il ministero che intervengono».

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