Aumentano poveri e precari, il Jobs Act è stato un disastro: ecco perché

30 Apr 2017 12:00 - di Guglielmo Federici
Confintesa

Numeri raccapriccianti ci consegna il dossier di Uninpresa. Più disoccupazione e più lavoratori precari. Ora sono oltre 9,3 milioni gli italiani non ce la fanno e sono a rischio povertà. Dunque è sempre più estesa l’area di disagio sociale che non accenna a restringersi. Dal 2015 al 2016 altre 105mila persone sono entrate nel bacino dei deboli in Italia: complessivamente, adesso, si tratta di 9 milioni e 347 mila soggetti in difficoltà. Smascherata senza alibi l’incapacità del governo Renzi e del ministro Padoan che hanno “toppato” clamorosamente la politica economica. Gli “zero virgola” in più spacciati come ripresa sono uno squallido tentativo di abbindolare gli italiani meno attrezzati a leggere i numeri disastrosi delle performance economiche e di tranquillizzare i garantiti, quelli che non temono crisi, né ora né in futuro. Lo avevamo ampiamente previsto, ma i numeri sono peggiori di come li avremmo immaginati.

Il Jobs Act ha peggiorato le cose

Crescono in particolare gli occupati-precari: in un anno, dunque, è aumentato il lavoro non stabile per 28mila soggetti che vanno ad allargare la fascia di italiani a rischio. A delineare il quadro è Centro studi di Unimpresa
sottolineando che ai “semplici” disoccupati vanno aggiunte ampie fasce di lavoratori, ma con condizioni precarie o economicamente deboli che estendono la platea degli italiani in crisi. Il deterioramento del mercato del lavoro non ha come conseguenza la sola espulsione degli occupati ma anche la mancata stabilizzazione dei lavoratori precari e il crescere dei contratti atipici. Una situazione di fatto aggravata dalle agevolazioni offerte dal Jobs Act che hanno visto favorire forme di lavoro non stabili. Di qui l’estendersi del bacino dei “deboli”. Il dato sui 9,34 milioni di persone è relativo al quarto trimestre del 2016 e complessivamente risulta in aumento dell’1,14% rispetto al quarto trimestre del 2015, quando l’asticella si era fermata a 9,24 milioni di unità: in un anno quindi 105mila persone sono entrate nell’area di disagio sociale.

Unimpresa: “I numeri non mentono”

Una crescita dell’area di difficoltà che rappresenta un’ulteriore spia della grave situazione in cui versa l’economia italiana, nonostante alcuni segnali di miglioramento. “Non sono bastati gli interventi dei governi che si sono passati il testimone in questi anni a ridare slancio al mercato del lavoro. Facciamo i conti, e i numeri non mentono, con una situazione drammatica che è destinata a peggiorare”, commenta il vicepresidente di Unimpresa, Maria Concetta Cammarata. “Finita la droga degli incentivi contributi, le imprese sono rimaste senza aiuti, vanno aiutate di più ora non sono adeguatamente supportate”. Un disastro annunciato e compiuto che rischia di inguaiarci ancora per molto.

 

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