A 20 anni dal rogo che mise a rischio la Sacra Sindone: il ricordo di chi c’era

11 Apr 2017 13:44 - di Prisca Righetti

Sono passati esattamente 20 anni da quando, nella notte tra l’11 e il 12 aprile del 1997, un incendio divampato nella cappella del Guarini mise a rischio la Sindone, custodita in una teca blindata. Momenti drammatici, in cui si tentò il tutto per tutto per portare in salvo la reliquia. Constatata l’impossibilità di aprire il meccanismo di protezione della struttura, venne presa la decisione di frantumare a colpi di mazza il vetro posto a protezione e dopo una quindicina di minuti, i cristalli cominciarono a cedere sotto i colpi. La Sindone era salva, venne portata fuori a braccia dai vigili del fuoco e subito trasferita in Arcivescovado, dove a un primo sommario esame apparve chiaro che il Lenzuolo era integro.

20 anni fa l’incendio che mise a rischio la Sacra Sindone

Oggi, a vent’anni di distanza, il ricordo di quella notte drammatica, che tenne con il fiato sospeso i torinesi che, viste le fiamme che si levavano alte in cielo, fino a 25 metri di altezza, si radunarono davanti alla Cattedrale in trepidante attesa, è ancora vivo tra coloro che la vissero in prima persona. Tra questi Gian Maria Zaccone, direttore del Centro internazionale di Sindonologia. «Ricordo una notte concitata – racconta – ho un ricordo drammatico di quelle fiamme. Ero all’interno del Duomo per un motivo casuale di passaggio e in quel momento ero forse uno dei pochi che conosceva la reale situazione della Sindone e i problemi che poteva dare la nuova sistemazione». A seguito di alcuni lavoro di restauro, infatti, il Sacro Lino era stato spostato e si trovava proprio sotto la cupola in fiamme, custodita in una cassa di metallo, protetta da lastre di vetro. «Dopo un tentativo andato a vuoto di utilizzare i sistemi che erano stati previsti per l’apertura della nuova struttura – prosegue Zaccone – dai responsabili che si trovavano all’interno del Duomo venne presa la decisione di guidare i vigili del fuoco fino alla teca e quindi di spaccarla, considerato il fatto che non c’era altro modo per estrarre la cassetta da quella struttura. Davanti alla teca una decina di vigili con grande coraggio si sono alternati vibrando colpi di mazza uno dopo l’altro, cercando di evitare i pezzi di pietra e frammenti che cadevano dalla cappella fino a quando la struttura non cedette».

Trasferita in Arcivescovado, resterà nel transetto del Duomo

«Una volta portata fuori la teca – ricorda ancora Zaccone – la preoccupazione riguardava cosa fare. L’Arcivescovo decise immediatamente di portare la Sindone in Arcivescovado, dove fu trasferita con un’auto scortata dalle forze dell’ordine. Subito fu fatto un primo controllo. I problemi potevano essere stati causati sia dall’acqua gettata su una struttura che non era progettata per un evento del genere, sia dal calore. Fortunatamente né il calore giunse a livelli problematici, né l’acqua entrò. Aperta la cassetta abbiamo infatti constatato che i sigilli in ceralacca non avevano subito alcun danno, a testimonianza che non ci fu una temperatura particolarmente alta e che l’involto era completamente asciutto. La Sindone era al sicuro e senza danni». Ora stanno per terminare i lavori di restauro che entro la fine del 2017, inizio 2018, restituiranno la cupola del Guarini alla città, ma il Sacro Lino quasi certamente resterà dove è ora, nel transetto del Duomo. La paura, del resto, è ancora tanta.

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