Strage Bologna, chiuse le indagini su Cavallini. Bolognesi non si rassegna

5 Mar 2017 18:49 - di Paolo Lami

La sua posizione giudiziaria era già stata archiviata nel 2013 per l’inconsistenza delle accuse che gli erano state rivolte contro sulla strage di Bologna. Ma l’ex-Nar Gilberto Cavallini, 64 anni, ergastolano a Terni, torna di nuovo nel mirino dell’Associazione parenti delle vittime della strage di Bologna, guidata dall’ex-deputato pd Paolo Bolognesi. E, per questo, ora la Procura di Bologna ha fatto notificare a Cavallini, che è recluso nel carcere di Terni, un avviso di chiusura indagini conseguente a un esposto presentato, nel luglio 2015, proprio dall’Associazione e dall’ex-deputato Pd Bolognesi. Che rispolverando le solite accuse e mettendo insieme in un dossier vecchie carte, sostiene, nuovamente, il teorema, già ampiamente bocciato in sede giudiziaria, del cosiddetto “doppio Stato“. E della collaborazione fra fascisti e uomini dello Stato. Nulla di nuovo, insomma.
Ora Cavallini e i suoi avvocati hanno 20 giorni di tempo per depositare documenti e presentare, eventualmente, i risultati di indagini difensive.

La Procura di Bologna ha riaperto, dunque, l’indagine su di lui proprio sulla base del dossier presentato nel luglio 2015 dall’Associazione familiari vittime.

Il teorema dell’Associazione è che Gilberto Cavallini abbia fornito i covi in Veneto alla latitanza dei Nar condannati per la strage. E, dunque, da questo punto di vista, secondo l’Associazione familiari delle vittime e l’ex-deputato pd, Paolo Bolognesi, avrebbe partecipato alla preparazione della strage.

Il teorema si basa sul fatto che Cavallini, che all’epoca si trovava a Padova, ospitò, lì in Veneto, Ciavardini, Mambro e Fioravanti. Una circostanza che lo stesso Cavallini e anche Ciavardini hanno più volte confermato. Anzi Ciavardini mise in evidenza proprio il fatto che non avrebbe potuto mai fare la strage di Bologna in quanto, quel giorno, si trovava a Padova assieme a Mambro e Fioravanti ospite di Cavallini.
Di qui il teorema dell’Associazione guidata dall’ex-parlamentare pd Paolo Bolognesi: se Cavallini ospitava Ciavardini, oltre a Mambro e Fioravanti, a Padova, così come hanno ammesso entrambi, Cavallini deve, anch’esso, essere considerato colpevole della strage di Bologna. Una conclusione che si contraddice: se Cavallini era a Padova e ospitava i tre, allora non poteva essere a Bologna. E neanche i tre, a quel punto, potevano essere a Bologna.

Il dossier, un cocktail di atti e documenti di vari processi, ipotizza, con tanto di nomi e cognomi, presunti mandanti, complici e strutture di una sorta di “insurrezione armata” contro lo Stato. Un filone del dossier, compilato dall’Associazione familiari delle vittime, che tira in ballo anche alcuni militari accusati dall’Associazione di Alto tradimento, è stato da tempo trasferito a Roma.

«Francamente resto basito. Soprattutto da questo mondo che ruota attorno ai parenti della strage di Bologna. Un mondo comunista che cerca ancora di dimostrare che è esistito un doppio Stato, negli anni di piombo. E che questo doppio Stato è quello che avrebbe impedito la legittimazione al governo del partito comunista – dice incredulo l’ex-senatore di Alleanza Nazionale, Alfredo Mantica che, per dieci anni, dal 1996 al 2006, è stato membro della Commissione Parlamentare Stragi – E’ una storia vecchia. E superata dagli accertamenti giudiziari e dalle vicende politiche di questi giorni ove si dimostra che la sinistra è tendenzialmente frazionista e incapace di governare i complessi problemi della società».
«Cercare alibi per apparire sempre vittime dell’”Uomo nero” – conclude Mantica – è una delle tante limitazioni culturali di un mondo  incapace di affrontare la realtà per quella che è».

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