Siria, 6 anni di guerra: un conflitto senza fine. Le tappe principali fino ad oggi

14 Mar 2017 15:43 - di Redazione

Siria, al via ad Astana un nuovo round di colloqui: un nuovo tentativo diploamtico che arriva a sei anni di distanza dall’inizio di una guerra che sembra infinita e che è cominciata con delle proteste antigovernative come ce ne sono tante in tutto il mondo, presto però degenerate in un sanguinoso conflitto che entra nel settimo anno e che con il passare del tempo si è fatto sempre più complesso e inestricabilmente ingarbugliato. Centinaia di migliaia di persone sono morte o sono state costrette ad abbandonare familiari, case, lavoro per fuggire dal loro Paese. Secondo gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, sarebbero più di 321.000 le persone morte dal 15 marzo del 2011, e tra le vittime ci sarebbero almeno 96.073 civili siriani, compresi 17.411 minori di 18 anni. Tutto è iniziato il 15 marzo di sei anni fa con le proteste contro Assad registrate nella provincia meridionale di Daraa, poi dilagate nel resto del Paese. Assad revoca lo stato d’emergenza in vigore dal 1963, ma deve rispondere alla rivolta. Di seguito, allora, riassunti in schematica sintesi, ecco  gli eventi principali da allora. 

Sei anni di guerra in Siria: ecco gli eventi fino ad oggi

1 ottobre 2011: nasce il Consiglio nazionale siriano dell’opposizione che riunisce circa 140 esponenti in esilio.

2 novembre: la Lega Araba sospende Damasco e il 22 dicembre arriva in Siria il primo gruppo di osservatori dell’organizzazione panaraba, ma la missione viene sospesa dopo quattro settimane.

3-23 dicembre: Damasco viene colpita dal primo attentato suicida dall’inizio della rivolta: si contano 44 morti e 160 feriti.

4 marzo 2012: la Siria accetta un piano di pace che prevede il cessate il fuoco proposto dall’allora inviato speciale dell’Onu, Kofi Annan, e il mese successivo il Consiglio di Sicurezza decide l’invio di 300 osservatori militari incaricati di monitorare l’attuazione del cessate il fuoco.

5 giugno: viene abbattuto un caccia turco sul confine con la Siria e Ankara annuncia che se le forze siriane si avvicineranno alla frontiera verranno considerate una minaccia.

6 luglio: l’opposizione accusa le forze fedeli ad Assad di aver ucciso 250 persone nel villaggio di al-Turaymisah, nella provincia di Hama. E pochi giorni dopo in un attacco suicida rivendicato dai ribelli muoiono stretti collaboratori di Assad: tra le vittime ci sono il ministro della Difesa, Dawoud Rajiha, e il cognato del leader siriano, Assef Shawkat. Intanto l’Esercito libero siriano prende il controllo di Aleppo.

7 agosto: Kofi Annan parla di una “missione impossibile” e si dimette dall’incarico di inviato speciale dell’Onu per la Siria. Dagli Usa Barack Obama lancia un ultimatum ad Assad: la “linea rossa” degli Stati Uniti in Siria è l’uso di armi chimiche.

8 novembre: nasce la Coalizione nazionale delle forze della rivoluzione e dell’opposizione siriana, riconosciuta a dicembre come «legittimo rappresentante» del popolo siriano da Usa, Gran Bretagna, Francia, Turchia e Paesi del Golfo.

9 gennaio 2013: Assad annuncia un piano per porre fine al conflitto.

10 giugno: l’Onu definisce la crisi siriana come «il peggior disastro umanitario» dalla guerra fredda.

12 ottobre: l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (Opac) e l’Onu annunciano l’avvio delle operazioni del programma di disarmo. Il 23 giugno dell’anno successivo l’Opac conferma il trasferimento fuori dalla Siria delle ultime tonnellate di materiale. 

Gennaio-febbraio 2014: i colloqui di pace sotto l’egida dell’Onu a Ginevra si rivelano un fallimento. La delegazione di Damasco si rifiuta di discutere della formazione di un governo di transizione.  

13 maggio: si dimette l’inviato speciale dell’Onu per la Siria, Lakhdar Brahimi, che aveva preso il posto di Kofi Annan.

29 giungo: il sedicente Stato Islamico annuncia la nascita dell’autoproclamato “Califfato” con a capo Abu Bakr al-Baghdadi nei territori sotto il controllo del gruppo tra Aleppo e l’Iraq orientale.

Luglio: Staffan de Mistura viene nominato come nuovo inviato speciale dell’Onu per la Siria.

Agosto: il giornalista americano James Foley viene ucciso dall’Is, che ne rivendica l’esecuzione con la diffusione di un atroce video.

23 settembre: le forze Usa e cinque alleati arabi (Bahrain, Arabia Saudita, Qatar, Giordania ed Emirati Arabi Uniti) lanciano i primi raid contro obiettivi dell’Isis in Siria.

Gennaio 2015: dopo una lunga battaglia le forze curde sostenute dagli Usa liberano Kobane dalla presenza dell’Isis.

Maggio: il 21 del mese l’Isis prende il controllo di Palmira, dove si rende responsabile di un‘infinità di atrocità e di distruzioni nel sito archeologico. E pochi giorni dopo il gruppo Jaish al-Fatah (Esercito della conquista) prende il controllo della provincia di Idlib.

Settembre: la Russia effettua i primi raid aerei in Siria.

Dicembre: dopo quattro anni torna sotto il controllo delle forze di Assad la città di Homs.

Marzo 2016: le forze siriane con l’appoggio dei russi liberano Palmira dall’Is, che tornerà poi a dicembre a prendere nuovamente il controllo della città. Le truppe di Damasco continuano ancora oggi a combattere nell’area, dopo aver riconquistato gran parte della zona.

Agosto: la Turchia avvia l’operazione “Scudo dell’Eufrate” nel nord della Siria. Nella campagna militare vengono colpiti obiettivi dell’Is ma anche dei curdi.

Dicembre: le forze siriane con l’appoggio dei russi e di Hezbollah, riconquistano Aleppo. Il 29 entra in vigore il cessate il fuoco concordato da Russia, Iran e Turchia che esclude l’Is e Jabhat Fatah al-Sham.

Gennaio 2017: ad Astana si tiene il primo round di consultazioni tra Damasco e rappresentanti dell’opposizione armata siriana su iniziativa di Russia, Turchia e Iran. Nuovi colloqui vengono poi organizzati a febbraio e il terzo round è in corso nella capitale del Kazakistan, dove spicca l’assenza della delegazione dell’opposizione armata. Il 23 marzo è previsto invece a Ginevra un quinto round di colloqui sotto l’egida dell’Onu tra rappresentanti di Damasco e delle opposizioni siriane.

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