Perchè il tanto vituperato populismo sta risvegliando la vecchia Europa

17 Mar 2017 8:30 - di Redazione
Lo spettro di una vittoria del partito populista e anti Ue di Geert Wilders si è dissolto, anche se l’estrema destra è in continua crescita. Molti analisti, però, si attendevano un simile risultato, come il professor Luca Ricolli, sociologo ed editorialista del Sole 240re. «Non sono sorpreso, il rischio che Wilders andasse al governo era già molto limitato. Bisogna sempre tener presente che quando si demonizza un pericolo, esiste una reazione. E proprio l’aspettativa di una vittoria di Wilders ha determinato questa reazione. Come accade in Francia, quando i Le Pen si avvicinano al potere, c’è una reazione delle persone assennate che votano un altro per fermare questa eventualità», si legge su “Il Giornale”.

La dirigenza europea si sta rendendo conto che ha dormito per 20 anni

Il premier olandese Rutte è stato riconfermato, anche se il suo partito è in calo. Tutto come prima o il voto cambierà comunque volto all’Olanda? «Secondo me cambierà, ma non sarà il voto a modificare le cose ma la situazione. La dirigenza europea si sta rendendo conto che ha dormito per 20 anni. Penso che nei prossimi anni ci sarà una sorta di riscossa degli europeisti. Il timore di un’altra Brexit, dell’instabilità, dei rapporti con Trump farà sì che le forze europeiste avranno un sussulto. Mi sembra un momento molto favorevole per una riorganizzazione e ristrutturazione anche mentale. Tutti si stanno rendendo conto che l’Europa è stata governata con i piedi, la classe dirigente non è stata all’altezza, dal problema dell’immigrazione alla crescita, dalle banche alla stabilità finanziaria. Ora è possibile, e auspicabile, che si sveglino».

Cruciale la sfida all’immigrazione clandestina

In Olanda ha vinto il centrodestra moderato, ma in campagna elettorale il premier ha avuto una linea dura, come lo stop ai comizi dei ministri turchi o la lettera aperta agli immigrati. È questo che lo ha premiato? «Me lo sono chiesto anch’io, in verità non ho una risposta. Ma penso che in futuro qualche stilla contro l’immigrazione entrerà anche nel vocabolario dei partiti progressisti. Ormai in Europa pure loro si rendono conto di aver sottovalutato, snobbato il problema dell’immigrazione. Quello che ha fatto il Pd in Italia con la scelta di Minniti al ministero dell’Interno, per esempio, è una salto di qualità, impensabile fino a due anni fa, Minniti è uno che ha ben presente il problema immigrazione. Questo tipo di aggiustamento è in atto un po’ in tutt’Europa. I partiti progressisti avranno più buon senso».

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