L’Istat certifica la crisi italiana: ancora un milione le famiglie senza lavoro

21 Mar 2017 17:34 - di Redazione

Il governo Gentiloni ha superato la simbolica soglia dei cento giorni, ma nulla – a parte i toni improntati a maggiore moderazione e il garbo personale – sembra essere cambiato da quando a Palazzo Chigi sedeva Matteo Renzi. Ma tre mesi appena rappresentano un tempo troppo esiguo per poter stilare bilanci definitivi e solo ora l’Istat sta sfornando i dati aggiornati a tutto il 2016. E  non sono incoraggianti, soprattutto per quel che riguarda il lavoro. Secondo l’stat, infatti, resta stabilmente sopra il milione il numero di famiglie senza redditi da lavoro.

I dati Istat sono aggiornati a tutto il 2016

Tra il 2016 e l’anno precedente lo scarto negativo è di appena -7 per cento che tradotto in numeri assoluti significa che se nel 2015 le famiglie “inattive” ammontavano a 1 milione e 92mila, nell’appena trascorso sono scese di sole 7mila unità. Di queste, più della metà – 587mila per la precisione – risiede nel Mezzogiorno, che precede il sia Nord (300mila) sia il Centro (198mila). Sono invece 970mila le famiglie, con o senza figli, dove l’unica fonte di reddito accertato proviene dalla donna lavoratrice. L’Istat ha analizzato nel dettaglio la situazione del lavoro nelle famiglie italiane: per un milione di queste a occupazione zero, ne esistono 13,9 milioni in cui tutte le forze attive sono impiegate.

Nel Sud più della metà dei nuclei senza reddito

Nelle prime, quelle inattive, 448mila sono costituite da coppie con figli e 290mila da famiglie con un solo componente, il classico single, più spesso uomo che donna. Per quanto riguarda invece il tasso di disoccupazione delle persone di età compresa tra i 25 e i 64 anni e intrecciando i dati con il loro ruolo in famiglia, si nota come i valori più alti si registrino per i mono-genitori (12 per cento). Molto meglio stanno invece i single (8,4 per cento). L’stat ha acceso un faro anche su chi fa parte di coppie con figli scoprendo che l’aumento della prole è direttamente proporzionale all’aumento della disoccupazione: 7,3 per cento se c’è un solo figlio, 7,7 se due e 10 per cento per tre o più figli.

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