La Casa Bianca al Congresso Usa: indagare sugli abusi fatti da Obama

5 Mar 2017 19:39 - di Paolo Lami

Una nuova inchiesta della Commissioni intelligence del Congresso americano dovrà aggiungersi alle quattro già programmate per fare accertamenti sull’eventuale influenza dei russi nelle elezioni Usa. La nuova inchiesta dovrà riguardare eventuali abusi di potere compiuti dall’esecutivo, cioè da Obama, nel 2016, durante la campagna elettorale contro Trump.
E’ proprio la Casa Bianca a chiedere ufficialmente chiarimenti alla Commissione Intelligence facendo seguito alle accuse, formulate ieri da Donald Trump, su eventuali intercettazioni dei suoi uffici che sarebbero state richieste da Barack Obama prima del voto dello scorso anno, accuse peraltro smentite con forza dal portavoce dell’ex-presidente.

«Notizie di inchieste potenzialmente motivate politicamente a ridosso delle elezioni del 2016 sono molto preoccupanti – spiegano dalla Casa Bianca in un comunicato motivando così la richiesta alla Commissione Intelligence del Congresso statunitense – Il presidente Donald Trump ha chiesto che, nel quadro della loro inchiesta nell’attività della Russia, le Commissioni intelligence del Congresso esercitino la loro autorità di controllo per determinare se ci sia stato un abuso dei poteri dell’esecutivo nel 2016. Nè la Casa Bianca né il presidente commenteranno ulteriormente (la vicenda, ndr) fino a che tale controllo non sarà condotto».

I leader democratici e repubblicani della Commissione Intelligence della Camera avevano raggiunto, infatti, un accordo, peraltro proprio nei giorni scorsi, sull’avvio di una inchiesta sui possibili legami fra la campagna di Trump e il governo russo.

Quattro in totale i filoni di indagine concordati, a cui ora la Casa Bianca chiede, ufficialmente, sia aggiunto un nuovo filone, il quinto, riguardate gli accertamenti su un’eventuale inchiesta ordinata dalla precedente amministrazione, inchiesta potenzialmente motivata politicamente, svolta dall’esecutivo di Barack Obama su Trump.

Si tratta di capire se le «misure attive della Russia includono legami fra la Russia e individui associati con campagne politiche o comunque con americani», individuare le fonti delle informazioni sui contatti fra Michael Flynn e l’ambasciatore russo Sergei Kislyak e altri, le cyber attività e altre misure attive che la Russia ha diretto contro gli Stati Uniti o i loro alleati e infine, le risposte del governo americano a tali misure.

L’intera inchiesta della Commissione Intelligence del Congresso si baserà su interviste, raccolta di testimonianze e una revisione degli elementi di intelligence che hanno contribuito alla conclusione dell’intelligence nazionale secondo cui la Russia ha interferito nelle elezioni del 2016 in favore di Trump, si spiegava in un riassunto di un documento quadro di sei pagine rimasto classificato.

Come avevano annunciato il presidente della Commissione, il repubblicano Devin Nunes e il deputato democratico Adam Schiff, l’indagine, «su base bipartisan, coprirà pienamente tutti gli elementi di prova che raccoglieremo e seguiremo tali elementi ovunque porteranno».

«Dobbiamo seguire i fatti ovunque possano portarci – spiegano i due parlamentari – e questo deve includere sia gli sforzi degli hacker russi sia il rilascio di documenti e qualsiasi potenziale collusione fra la Russia e i cittadini americani».

Ma, intanto l’ex-direttore dell’Intelligence nazionale, James Clapper, corre in soccorso a Obama ed esclude che Donald Trump sia stato intercettato prima e dopo le elezioni del novembre scorso, secondo le accuse mosse dallo stesso presidente al suo predecessore Barack Obama.

«Non c’è stata alcuna attività di intercettazione avviate contro il presidente eletto al momento, contro di lui come candidato o contro la sua campagna», giura Clapper, intervenendo alla trasmissione Meet The Press sulla Nbc. E alla domanda specifica se possa confermare o smentire l’esistenza di un ordine per la sorveglianza, l’ex-zar dell’intelligence ha risposto secco: «Lo posso negare».

Alla domanda se sia al corrente dell’esistenza di prove di collusione tra la campagna di Trump ed il governo russo, Clapper ha detto di «non esserne a conoscenza» sulla base delle prove a sua disposizione fino a quando ha ricoperto l’incarico, lasciato nelle settimane scorse dopo il cambio di amministrazione.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *