Il 5 marzo 1982 l’addio a John Belushi: dagli Usa nuove indiscrezioni sulla sua morte

5 Mar 2017 18:20 - di Priscilla Del Ninno

Il 5 marzo è una data che raggruppa – a seconda delle annate – diverse ricorrenze importanti per la storia dello spettacolo, del cinema e della musica in particolare: in questo giorno, infatti, sono nati Rex Harrison (nel 1908) e Pier Paolo Pasolini (nel 1922), Lucio Battisti (1943) e Lorin Maazel (1930). Ma tra anniversari e ricorrenze ricordiamo anche che, era un 5 marzo (del 1982), anche il giorno in cui, in un bungalow dell’Hotel Chateau Marmont di Los Angeles, veniva rinvenuto il corpo di John Belushi, rinomato interprete di film come Animal House, Chiamami Aqulia e, soprattutto dii Blues Brothers, morto a 33 anni per overdose provocata da una letale combinazione di eroina e cocaina.

Il 5 marzo del 1982 moriva John Belushi

Nulla di nuovo, insomma: nessun mistero sulla morte del giovane attore, stroncato dalla droga all’apice della sua carriera, dopo gli epocali successi di Animal House e, soprattutto, di Blues Brothers, che – se non fosse deceduto quel 5 marzo di 35 anni fa ­– sarebbe dovuto tornare davanti la macchina da presa per girare Ghostbusters e Una poltrona per due, oggi considerati due classici di sempre della commedia americana. E, ribadiamo, non c’è nulla di nuovo, nonostante nelle ultime ore, proprio da oltreoceano, siano state divulgate nuove indiscrezioni e lanciate nuove supposizioni su quel decesso tristemente noto. Secondo quanto riferito infatti in un nuovo speciale del canale statunitense Reelz, andato in onda sabato 4 marzo, Autopsy: The Last Hours of John Belushi, e in base a quanto è poi stato rilanciato a stretto giro online su Radar e su National Enquirer e su altri giornali americani, altre supposizioni indicherebbero ulteriori fattori scatenanti per la morte, uniti alla droga.

Nuove indiscrezioni sulla morte dell’attore?

Nulla di nuovo, insomma, che non sia stato già ampiamente sviscerato nei giorni della sua scomparsa e negli anni successivi. La biografia dell’attore, come noto, riporta infatti copiosi dettagli sul suo essere particolarmente stressato, sotto pressione per gli impegni sul set, seriamente provato da opprimenti disturbi alimentari e ormai dipendente da alcol e sostanze stupefacenti già da molto prima della sua scomparsa; eppure, secondo i media sopra citati, l’organismo dell’attore avrebbe ceduto in realtà non solo sotto l’onda d’urto di eroina e cocaina, ma a causa degli eccessi: di un po’ di tutto. E a conferma di questa non proprio inedita ipotesi spacciata però come un’eclatante novità, le fonti Usa allegherebbero il recupero del rapporto dell’autopsia, articolato in ben 24 pagine. Ora, al di là di facili speculazioni e tardive acquisizioni, sembra davvero sterile e, addirittura, controproducente, andare in cerca di sensazionalismi postumi e scoop tardivi: John Belushi, genio e sregolatezza, ha vissuto al limite del sostenibile quotidianità e successi, chiedendo tanto a se stesso e concedendo poco alle sue possibilità di sopravvivenza: ma che senso può avere, oggi, tornare a ricordarlo? Celebriamone il talento istrionico e la memoria cinematografica che alimentano il senso di rimpianto per la sua prematura scomparsa: il resto sono chiacchiere che arrivano fuori tempo massimo di 35 anni…

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