I terroristi furono liberi di agire a Parigi, Bruxelles e Berlino: ecco perché

14 Mar 2017 13:43 - di Giulia Melodia

Li abbiamo visto immortalati dalle telecamere di sorveglianza aggirarsi tranquillamente per le stradi di Parigi, nei pressi del Bataclan; all’aeroporto di Bruxelles, a spasso tra continenti, da Tunisi all’Italia, passando per la Germania. E oggi arriva, postuma, la denuncia della Commissione Europa contenuta in un rapporto: i terroristi coinvolti negli attentati a Parigi, Bruxelles e Berlino si sono potuti muovere liberamente dentro e fuori l’Europa prima degli attacchi.

Terroristi liberi di agire e girare: lo denuncia un report europeo 

A puntare il dito sulle falle del sistema di monitoraggio dei movimenti di sospetti è dunque un rapporto della Commissione Europea di cui è venuto in possesso il Guardian. Un report che evidenzia soprattutto la mancata condivisione dei dati fra i diversi servizi di polizia e di intelligence dei paesi membri che sarebbero stati coinvolti dalle stragi. Il Codice delle Frontiere Schengen, nota il rapporto, «non permette una consultazione sistematica» dei database nazionali e internazionali. Manca, inoltre, anche la condivisione di informazioni su persone a rischio, tanto più che molti attentatori avevano precedenti per piccoli reati comuni. C’è poi la questione del funzionamento dello Schengen Information System (Sis): alcuni attentatori erano stati segnalati dall’allerta del Sis. «Il numero di allerte è cresciuto significativamente negli ultimi due anni, ma rimangono differenze fra i modi in cui i diversi paesi usano il sistema», rimarca il report, messo a punto dalla task force della commissione Ue sulla sicurezza.

Ecco il perché delle falle delle varie intelligence

Per questo, riferiscel’indagine, la commissione Ue sta valutando la fattibilità di un sistema di informazione comune per le polizie europee. L’obiettivo è far sì che i servizi di sicurezza di ogni paese possano chiedere ad un sistema centralizzato se una persona ha precedenti penali in un altro stato dell’Ue. Altra questione sollevata dal rapporto è l’eventualità di maggiori controlli di polizia «nelle regioni di confine fra paesi dell’Ue e sulle principali arterie di comunicazione europee». Perchè non si tratta solo di movimenti di sospetti, ma anche di armi e di esplosivi usati negli attentati. Domani il Parlamento Europeo discuterà della sicurezza dei cittadini europei, in vista del primo anniversario delle stragi del 22 marzo a Bruxelles, che causarono 32 vittime. Sarà anche un’occasione per riflettere sul fatto che il cittadino belga Abdelhamid Abaaoud, considerato l’organizzatore degli attentati di Parigi del 2015, ha potuto viaggiare più volte fra Europa e Siria malgrado sul suo capo pendesse un mandato d’arresto europeo e internazionale. Anche Anis Amri, l’autore tunisino dell’attentato di Berlino, ha potuto recarsi in Germania dopo che in Italia era sta respinta la sua richiesta di asilo. E, prima di essere ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia in Italia, Amri era fuggito dalla Germania attraverso Olanda, Belgio e Francia. Tutti liberi di pianificare. Girare. Uccidere e fuggire.

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