Furia Trump, giudice delle Hawai blocca il nuovo “muslin ban”: “Andrò alla Corte Suprema”

16 Mar 2017 9:30 - di Gabriele Alberti

Ci risiamo, non si ferma la macchina anti Trump. Arriva dalle Hawai, lo Stato natale di Obama, un altro stop per il presidente americano.  Un giudice federale nello stato delle Hawaii ha bloccato a livello nazionale la nuova versione del decreto anti-immigrazione deciso dall’amministrazione Trump, che sarebbe dovuto entrare in vigore oggi. Secondo il giudice Derrick Watson, la sospensione per 90 giorni degli ingressi negli Stati Uniti per i cittadini di sei Paesi a maggioranza musulmana è una discriminazione religiosa che viola la Costituzione americana. Il divieto danneggerebbe – secondo lui – il settore turistico delle Hawaii e la possibilità di accogliere studenti e lavoratori stranieri. La decisione è stata definita dal presidente americano “un abuso di potere senza precedenti”. Partecipando a un incontro pubblico a Nashville, il tycoon ha affermato che “la sentenza indebolisce il sistema di azione politica” e che, se necessario, andrà sino alla Corte Suprema degli Stati Uniti per far valere le sue ragioni. “Lotteremo e vinceremo”, ha tuonato Trump.

Più soft il nuovo decreto di Trump sull’immigrazione

Un altro stop per la versione aggiornata del  “muslim ban” di Donald Trump. Il bando al rilascio di nuovi visti per i cittadini di sei paesi (Libia, Siria, Sudan Yemen Somalia e Iran) e la sospensione all’ammissione di nuovi rifugiati è stato bocciato anche nella sua seconda versione. La seconda versione molto più “soft” del bando aveva sospeso per 120 giorni il programma per nuovi rifugiati e per novanta giorni l’emissione di nuovi visti per i sei paesi. Rispetto al contestatissimo primo bando la seconda versione aveva tolto l’Iraq dalla lista dei paesi a rischio e aveva “risparmiato” i visti già emessi e le “green card”, i permessi di soggiorno permanente, allargando così la platea di chi poteva aver diritto all’ingresso negli Stati Uniti. Alla luce dei fatti, la  “bocciatura”non è uno stop definitivo, perché il Dipartimento di Giustizia può ricorrere in appello. Ma è un congelamento che ha valore su tutto il territorio degli Stati Uniti.

 

 

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