“Don Ciotti sbirro”. Sui muri di Locri scritte e minacce in stile mafioso

20 Mar 2017 15:22 - di Redazione

“Don Ciotti sbirro”, “Più lavoro meno sbirri”, “siete tutti sbirri”. All’indomani della visita del presidente  Mattarella a Locri, in occasione della tre giorni organizzata dall’associazione Libera in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, sui i muri della città calabrese sono comparse scritte offensive e minacce in perfetto stile mafioso. I messaggi hanno imbrattato i muri dell’Arcivescovado dove risiede monsignor Francesco Oliva ed è ospite don Luigi Ciotti. Scritte analoghe, anche contro il sindaco di Locri, sono apparse su un edificio del Comune e nei pressi  di una scuola.

Sui muri di Locri scritte mafiose

Il primo cittadino, Giovanni Calabrese, che ha ordinato di ripulire i muri (le scritte alla sede dell’Arcivescovado sono state rimosse), si è detto dispiaciuto che l’iniziativa di «quattro idioti infanghi il nome della città». La risposta del sindaco non si è fatta attendere: «Per  usare il loro linguaggio, io dico “meglio essere sbirri che ‘ndranghetisti”». «Queste scritte rientrano nella strategia della ‘ndrangheta che dice meno sbirri e più lavoro, ma è quella che fa fuggire le imprese che il lavoro lo danno», ha commentato il procuratore della Dda di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho, che sull’accaduto ha già aperto un fascicolo. Dal suo canto il vescovo di Locri ha posto i riflettori sulle dinamiche dell’occupazione dei giovani che troppo spesso finiscono nel circuito delle organizzazioni criminali. «Da queste parti il bisogno di lavoro è fondamentale e lo conosciamo bene da anni,  ma noi il lavoro non lo vogliamo dalla ‘ndrangheta”», ha detto monsignor Oliva, «vogliamo  un lavoro degno, che rispetti i diritti degli operai; non il lavoro per il quale si ricorre al capo pastore o al capo cantoniere o al boss di turno». Schietta, come suo costume, la reazione di don Ciotti: «Siamo i primi, da sempre, a dire che il lavoro è necessario, anzi che è il primo antidoto alle mafie. Ma che sia un lavoro onesto,  non certo quello procurato dalle organizzazioni criminali. Gli “sbirri”, che sono persone al servizio di noi tutti, sarebbero meno presenti se la presenza mafiosa non fosse così soffocante». Poi un messaggio di speranza: «Questi vili messaggi, vili perché anonimi, sono comunque un segno che l’impegno concreto dà fastidio».

La solidarietà a don Ciotti

«Solidarietà e vicinanza a don Ciotti, all’associazione Libera e agli uomini delle Forze dell’ordine» è stata espressa da Viviana Beccalossi, assessore della Regione Lombardia. «Si tratta di frasi gravissime e preoccupanti, ma anche vigliacche perché scritte da chi non ha il coraggio di metterci la faccia», ha detto l’esponente di Fratelli d’Italia annunciando che il 29 marzo a Milano, con il presidente Maroni, siglerà  un accordo di collaborazione con l’agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati alle mafie e più in generale alla criminalità organizzata.

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