Omicidio di Vasto. L’arcivescovo: con una giustizia rapida si poteva evitare

2 Feb 2017 14:40 - di Riccardo Arbusti

Tre vite distrutte e un paese diviso, dopo che Fabio Di Lello ha consumato la sua vendetta a Vasto contro il 22enne Italo D’Elisa, che aveva investito e ucciso sua moglie. Sulla dolorosa vicenda è intervenuto monsignor Bruno Forte, arcivescovo della diocesi Vasto-Chieti.”La prima cosa che sento è un senso di grande dolore per le tre vite spezzate, quella della ragazza, del giovane ucciso e dell’assassino che ormai, dopo quello che ha fatto, ha una vita distrutta e sconvolta per sempre”.

Da evitare una giustizia troppo lenta 

Secondo l’alto prelato la tragedia poteva essere evitata ”con un intervento rapido della giustizia e una punizione esemplare”. ”Il legislatore deve essere attento alle leggi che fa e deve articolarle su uno spettro più ampio di situazioni -spiega- La magistratura deve fare il suo corso ma nel modo più rapido possibile. Una giustizia lenta è un’ingiustizia“. E ciò determina una situazione insostenibile per i personaggi coinvolti in una tragedia. 

Infine il monsignore tiene a precisare che la strada della vendetta è incompatibile con la giustizia: “Non c’è vendetta che può essere ritenuta giustizia. La vendetta produce sempre frutti dannosi, è un atto immorale”.

Il ragazzo non aveva omesso il soccorso 

Nel dicembre scorso, il legale di D’Elisa, l’avvocato Pompeo Del Re, puntualizzava che il suo assistito non era “un pirata della strada” in quanto “subito dopo il sinistro, pur essendo anch’egli ferito e gravemente scosso, non ha omesso soccorso, ma ha immediatamente allertato le autorità competenti e chiesto l’intervento del personale medico-sanitario”.

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