La City “minaccia” l’Italia: «Attenti a non avvicinarvi troppo a Trump»

10 Feb 2017 19:42 - di Redazione

L’Italia, a differenza di alcuni suoi  partner europei, Francia e Germania in testa, ha assunto nei confronti della nuova amministrazione Usa un approccio “morbido” e “pragmatico”. Lo scrive il Financial Times in un articolo intitolato “L’Italia  rifugge dal conflitto con l’America di Trump“. Per il quotidiano
finanziario della City, «un’Italia accomodante potrebbe complicare gli sforzi degli altri leader europei – meno la Gran Bretagna di Theresa  May – per costruire una riposta europea forte e comune alle politiche  del nuovo inquilino della Casa Bianca».

Uno dei motivi dell’atteggiamento «cauto» che l’Italia ha assunto dal  giorno dell’elezione di Donald Trump potrebbe derivare dalla  personalità «discreta e diplomatica» del premier italiano Paolo  Gentiloni. Ma le ragioni, prosegue il Ft, potrebbero anche affondare  nella tradizionale politica italiana a partire dal Dopoguerra, che ha  sempre portato il nostro Paese a «rifuggere dai conflitti con le grandi potenze».

Se le annunciate politiche protezionistiche di Trump  rappresentano una «diretta minaccia alla tiepida ripresa italiana,  data l’importanza dell’export nell’economia» del Paese, il Ft ritiene  che Roma veda dei «potenziali benefici» nel «nuovo ordine geopolitico» imposto da Trump. Innanzitutto, la volontà della nuova amministrazione Usa di impiegare la Nato meno in chiave anti russa e più come strumento di lotta al terrorismo in Medio Oriente e nel Mediterraneo.

Inoltre, la cancellazione delle sanzioni a Mosca sarebbe un «grosso  vantaggio» per l’Italia. Eppure, sostiene il quotidiano, ci sono dei  grossi rischi per l’Italia nell’apparire troppo «accogliente o perfino opportunista» con la nuova amministrazione di Washington. Il «rischio  principale» per il Ft è proprio sul «fonte europeo». Appoggiarsi a  Trump per costringere la Germania a riequilibrare le proprie politiche commerciali o per ottenere concessioni da Bruxelles potrebbe
«innescare l’irritazione di Berlino» e, nella nuova Europa a più  velocità, «l’Italia nella migliore ipotesi potrebbe essere messa da  parte o nella peggiore, punita».

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