Fassino: il Pd è la casa di tutti. Cancelliamo la parola scissione

19 Feb 2017 13:15 - di Romana Fabiani

“Il Pd è la casa di tutti, di tutti”. E’ la frase clou dell’intervento, lungo e a tratti appassionato, di Piero Fassino all’Assembla nazionale del partito di Matteo Renzi a pochi minuti dalle dimissioni ufficiali del rottamatore. Applausi dalla sala dell’hotel Parco dei Principi quando insiste sul tema dell’unità, non una marmellata indistinta, ma l’unica risposta per uscire dall’impasse. Non siamo prigionieri delle parole, dice, cancelliamo la parola “scissione”. “Un termine che non ci appartiene, non usiamola più, siamo tutti dirigenti e militanti di questo partito. Non c’è la ragione per separarci – aggiunge l’ex segretario del Pd –  le condizioni per le quali fondammo il Pd sono ancora valide”. Ancora applausi, mentre al tavolo della segreteria della direzione lo sollecitano a concludere.

Fassino: cancelliamo la parola scissione

Il congresso, quindi, deve essere l’occasione per ripartire con un confronto schietto, dice ancora Fassino vestiti i panni ecumenici per evitare il peggio. Rinfrancato dalle relazioni precedenti, può assicurare ai “compagni che sbagliano”, quelli pronti con le valigie in mano, che il congresso sarà “un grande momento per affrontare i nodi, una grande occasione, non solo di discussione interna, come avviene in tutti i grandi partito, ma di proposta politica. “Bisogna guardare alla società, soprattutto quando si è un partito di governo”.

Il governo Gentiloni va sostenuto fino alla fine

Sulla sorte del governo Gentiloni, non ha dubbi. La rotta è segnata:”Bisogna sostenere il governo lealmente per tutto il tempo del mandato”. E qui gli applausi della platea non arrivano. Poi un appello ai dissidenti agitando  lo spauracchio della dispersione. “Un Pd mutilato non avrebbe vita facile, attenzione”, dice garantendo il massimo rispetto per qualsiasi militante. Infine un passaggio sull’architettura politica, “un punto al quale tengo molto”, conclude Fassino. “Con Walter (Veltroni) e altri ho creduto nella scommessa del bipolarismo, ma guardiamo all’Europa, bipolarismo non vuol dire bipartitismo. C’è un grande partito a vocazione maggioritaria che poi deve essere capace di costruire intorno a sé uno schieramento coerente”. Non mancano gli appelli alla pancia del Pd con le parole orgoglio e progetto politico e missione sociale, “che solo la sinistra può vantare, non ce lo ha nessun altro”. 

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