Bolzano, la vendettina di Pd e Svp: oscurato il monumento a Mussolini con un led

5 Feb 2017 13:48 - di Paolo Lami

Una scritta luminosa a led con la citazione di una frase della filosofa ebrea naturalizzata statunitense, Hanna Arendt, “Nessuno ha il diritto di obbedire”, sul bassorilievo di Mussolini a cavallo.

E’ l’ultima trovata per tentare di riscrivere la Storia e cancellare il passato a beneficio dei vincitori. Ed è, ovviamente, polemica a Bolzano su questo progetto che, nella testa di chi l’ha ideato, dovrebbe servire a ”depotenziare e contestualizzare” l’opera
realizzata dal celebre scultore altoatesino Hans Piffrader morto nel 1950 sulla facciata del Palazzo delle finanze in Piazza Tribunale.

Dopo l’affidamento dei servizi di progettazione, direzione lavori e coordinamento della sicurezza all’architetto
bolzanino Luca Marchesoni e l’aggiudicazione provvisoria dell’appalto,
per fine febbraio la Provincia prevede la stipula dei contratti e la consegna dei lavori, che dovrebbero terminare a maggio 2017.

“Un atto talebano”, accusa il consigliere comunale bolzanino di Casapound Italia
Andrea Bonazza, che sulla vicenda annuncia battaglia.

“Un passo importante che contribuisce ad una riflessione sulla storia comune”, tentano di sostenere, con scarso senso del ridicolo, il presidente e il vicepresidente della Provincia Arno Kompatscher, dell’Svp e Christian Tommasini del Pd.

“L’obiettivo che la Giunta Provinciale e in particolare Kompatscher e Tommasini stanno conducendo con la collaborazione del Comune di Bolzano e del Ministero dei beni culturali – spiega Bonazza – è portare a termine un progetto iniziato dai loro predecessori, che, nel 2011, stipularono un accordo con l’allora
ministro Bondi per demolire i “relitti fascisti” in Alto Adige, tra i quali anche il Monumento alla Vittoria“.

“Quel tentativo – aggiunge il consigliere comunale di Casapound – venne bloccato anche grazie alla manifestazione organizzata da Cpi: non si era mai vista tanta gente in piazza a Bolzano. E ora certo non molleremo la presa”.

“Siamo pronti a una grande mobilitazione per salvare il bassorilievo – annuncia Bonazza – Oltre allo sperpero di denaro pubblico per un intervento che non ha nessuna priorità rispetto ai gravi problemi e disagi che vive attualmente la città di Bolzano, infatti, non possiamo non far emergere e smascherare questo ennesimo atto talebano nei confronti dell’arte e della comunità italiana in Alto Adige, una comunità che vive in una condizione di apartheid da quasi cinquant’anni”.

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