Bloccata l’estradizione in Brasile della coppia denunciata dalla giovane colf

7 Feb 2017 17:55 - di Paolo Lami

Bloccata dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, la richiesta di estradizione di una cittadina italo-brasiliana residente a Bosco Chiesanuova, in provincia di Verona, accusata dalla sua domestica di violenza e minacce.
La richiesta dal governo della Repubblica Federativa del Brasile, in esecuzione dell’ordine di custodia cautelare emesso dall’organo giudiziario dello Stato di Bahia, si scontra ora con il decreto, firmato il 2 febbraio scorso da Orlando, con il quale il Guardasigilli si oppone e rifiuta l’estradizione della donna nei confronti della quale, così come per suo marito, il Brasile ha avanzato la richiesta di estradizione.

Era stata la domestica della coppia ad avviare l’iter dopo averli denunciati all’autorità giudiziaria brasiliana per violenzaminacce.
Per il marito è in programma, domani, un’udienza in Corte d’appello a Venezia, mentre la moglie si era già vista autorizzare l’estradizione dalla Cassazione. Bloccata ora da Orlando.

La giovane colf aveva lavorato presso la coppia per circa un anno, dal 2009 al 2010, accudendo i 4 figli. Ma, a un certo punto, qualcosa si è rotto nel rapporto di fiducia instaurato fra la collaboratrice domestica e i due coniugi i quali ritenevano che la ragazza brasiliana non seguisse correttamente i ragazzi. Fatto sta che le strade si sono separate. La giovane brasiliana è tornata in Brasile. Ed è lì che sono iniziati i veri problemi. Perché la ragazza, dopo un po’ di tempo, ha deciso di denunciare marito e moglie con l’accusa di violenze domestiche, anche a sfondo sessuale, e minacce. Esattamente ciò che ha fatto anche in Italia, a Venezia, precisamente. Dove un magistrato, il pm Fabrizio Celenza della locale Procura, aveva aperto un fascicolo, sulla base di quanto ipotizzato in Brasile inoltrando poi, una rogatoria nel paese sudamericano in maniera da ricevere i documenti relativi all’estradizione richiesta dai colleghi brasiliani.

Le cose sono poi andate ingarbugliandosi ancor di più. Perché il Trattato bilaterale fra i due Paesi prevede che si possa procedere all’estradizione non solo in forza di una sentenza ma anche sulla base della semplice denuncia di un cittadino brasiliano, cioè, appunto, ciò che ha fatto la giovane colf nel momento in cui è tornata nel suo Paese d’origine. A meno che, com’è accaduto ora, il ministro della Giustizia non eserciti il diritto del cosiddetto “rifiuto discrezionale”. Che consente, appunto, di opporsi all’estradizione. Ciò che ha fatto Orlando dopo che la Cassazione aveva dato il via libera nonostante il parere contrario del Procuratore Generale della Cassazione, l’ex-pm della Procura di Roma, Perla Lori.

A complicare ulteriormente le cose c’è un altro aspetto. Da anni il Brasile si oppone all’estradizione in Italia dell’ex-terrorista rosso dei Proletari Armati per il Comunismo, Cesare Battisti che ha sulle spalle condanne in contumacia all’ergastolo per quattro omicidi. In questi ultimi mesi si era aperto uno spiraglio. Ora questo nuovo scontro fra la giustizia italiana e quella brasiliana rischia di riportare tutto in alto mare.

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