Via Fani nasconde ancora misteri: rivelazioni sul ruolo del Vaticano

22 Gen 2017 18:29 - di Monica Pucci

Via Fani e i suoi misteri inestricabili non passano mai di attualità, anzi, importanti rivelazioni di attendono da domani alla Camera, dove inizia la discussione sull’attività della Commissione Moro, dopo che in Aula è arrivata la
relazione sulle attività e sui risultati di due anni di lavoro dell’organismo parlamentare presieduto da Beppe Fioroni.    Il documento – composto dalle due relazioni del 2015 e del 2016 – presenta le ultime novità sul sequestro e l’omicidio di Aldo Moro, in particolare, sulla possibilità che lo statista Dc sia stato nascosto in più covi, sul fatto che a via Fani furono feriti anche alcuni brigatisti, e sulla ipotesi che ci sia stata una concreta trattativa per la liberazione di Moro, in cui presero parte i palestinesi e lo stesso leader Arafat.

Moro e il ruolo di mediazione di Arafat

“Personalmente – si legge nel testo – Yasser Arafat sviluppò la ricerca di un contatto qualificato, soprattutto tramite esponenti della Raf tedesca, per giungere a dialogare con le Br. Ma l’evoluzione dei rapporti con le organizzazioni terroristiche europee e l’Olp fu negativa, pertanto fu attivato un canale tramite l’organizzazione studentesca palestinese Gups in Italia: due studenti palestinesi residenti in Italia si attivarono dunque per stabilire un incontro con
i brigatisti, ma la trattativa non ebbe successo”. In ogni caso, i documenti dimostrano che l’attivazione dei palestinesi
durante il sequestro fu continuativa. Un documento del 18 marzo 78 riporta la comunicazione del colonnello Giovannone, del giorno prima, il quale riferisce che “George Habbash, contattato stanotte da Arafat ….. sin dalle prime ore di stamattina ha attivato i suoi elementi in Europa occidentale per avere notizie”.

Un appoggio alle Br in via Fani

I brigatisti potrebbero avere avuto “un punto d’appoggio” nell’area della Balduina, nella zona di via Fani. Un covo-prigione, dove potrebbero essere state occultate, in un garage, le auto dei terroristi usate per la strage della scorta. Due palazzine sono di interesse per la vicenda, spiegano i commissari, si tratta di due stabili “che potrebbero essere
appartenuti allo Ior all’epoca” (da cui un ragionamento su un possibile ruolo del Vaticano) e “registrano una serie di presenze significativamente legate all’area politico-ideologica in cui è maturato il sequestro dell’onorevole Moro”. Per quanto riguarda il possibile ferimento di brigatisti a via Fani “il riesame degli atti di polizia, ha consentito anche di porre la questione della probabile presenza di più brigatisti feriti e dell’eventuale copertura medica di cui si siano avvalsi”, si legge nella relazione presentata alla Camera.  Secondo quanto emerso “in tre auto sono state accertate tracce di sangue”, si legge nel documento della Commissione, lasciando supporre che la dinamica di quanto avvenne il 16 marzo in via Fani non sia del tutto chiarita, vista l’ipotesi di altri colpiti durante l’attacco.

 

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