Un “tetto” ai bambini stranieri in classe: la decisione storica del Veneto

16 Gen 2017 17:02 - di Redazione

In media sette alunni su dieci nelle classi elementari sono stranieri, è impossibile perfino fare lezioni di musica perché il flauto è vietato dalla religione musulmana. Ecco perché all’istituto comprensivo «Caio Giulio Cesare» di Mestre, una scuola in provincia di Venezia, il preside ha annunciato un tetto alle iscrizioni dei non italiani, altrimenti – aveva spiegato – si corre il rischio di una ghettizzazione al contrario. Rachele Scandella ha stabilito che dall’anno prossimo nelle nuove classi la percentuale di stranieri non potrà superare il 40%, sfruttando le possibilità date da una circolare del 2010. Un’iniziativa condivisa anche dalla Regione Veneto.

Un tetto agli stranieri, la Donazzan dice sì

«Questo non è un modello di integrazione ma di ghettizzazione. Ha ragione la Preside quando segnala questo problema e chiede una diversa programmazione della presenza degli alunni stranieri. Aggiungo che vanno ripensate le modalità con cui abbiamo pensato e gestito la integrazione degli stranieri in Italia», spiega l’assessore all’Istruzione della Regione del Veneto, Elena Donazzan, commentando la decisione della preside Scandella. Decisione, quella della dirigente scolastica, che ha creato qualche polemica ma che secondo l’assessore Donazzan “è giustificata dal fatto che in alcune classi dell’istituto nel Veneziano la quota di alunni stranieri tocca il 96%”. «Il tetto proposto fu una mia proposta ancora nel 2008 proprio perché in Veneto alcune problematiche le avevamo riscontrate e avevamo formulato una proposta di organizzazione, oggi tuttavia anche il tetto non è più sufficiente», ricorda. «Con chiarezza dobbiamo rivedere il modello, rimettendo al centro la lingua, la tradizione, le consuetudini italiane e venete, visto che dobbiamo integrare questi figli di seconda generazione nel società e nella comunità veneta – sottolinea – Parlare italiano è lo strumento base per poter apprendere e non si può prescindere da un rafforzamento della lingua anche con test di ingresso alla scuola primaria, suonare, cantare, fare sport sono discipline fondamentali per capire la cultura in cui si vivrà e una scelta religiosa che vi si opponga è un ostacolo da non accettare».

La proposta della Regione Veneto

La Donazzan propone così “un patto educativo con le famiglie straniere, vincolante ed obbligatorio, e se decidessero di sottrarre i minori allora dovrebbe intervenire non solo la scuola, ma l’autorità di polizia”. Poi chiede di predisporre, su spinta della Regione, una Conferenza degli Enti Locali “perché è necessario trovare una collaborazione con i Comuni per governare le iscrizioni degli stranieri nelle nostre scuole”, dice la Donazzan. «La scuola non può essere lasciata sola in questa frontiera per l’integrazione, alcuni modelli come quello francese hanno mostrato tutto il loro fallimento così come una posizione tesa alla autoregolamentazione del problema o peggio di una fideistica positiva valutazione del multiculturalismo porteranno solo a far perdere posizioni di qualità alla scuola veneta», conclude. 

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