Meningite, l’altra faccia del caso-Burioni: la scienza talvolta non dice tutto…

5 Gen 2017 14:19 - di Redattore 89

Sta suscitando entusiasmo in rete e anche sui media tradizionali la battaglia del dottor Roberto Burioniprofessore di microbiologia e virologia all’Università San Raffaele di Milano, contro le bufale scientifiche sul web. Si tratta di una campagna meritoria, che cerca di smantellare con dati scientifici gli allarmismi, per esempio, sui vaccini e sulla meningite. Ciò per cui, però, il professore è salito agli onori delle cronache sono soprattutto i modi perentori con cui affronta questa missione: «La scienza non è democratica», ha scritto, suscitando applausi e standing ovation virtuali.

«La scienza non è democratica»

Non c’è dubbio che sia come dice Burioni, autore tra l’altro del libro Il vaccino non è un’opinione (Mondadori). E non c’è ugualmente dubbio che fra gli utenti della rete pochissimi abbiano le sue competenze e possano vantare, come fa lui, «trentacinque anni di studio» sulla materia. Tutto ciò, però, non ha messo il professore al riparo da un equivoco, che di fatto ha messo un suo post fra quelli passibili di essere annoverati proprio fra le «bufale» che combatte. 

Il post che ha generato l’equivoco

«In Europa i tipi predominanti di meningococco sono B e C, ed in particolare i recenti casi di cui si è occupata la cronaca sono stati dovuti al meningococco di tipo C; al contrario, in Africa i tipi di meningococco più diffusi sono A, W-135 ed X. Per cui è impossibile che gli immigrati abbiano qualcosa a che fare con l’aumento di meningiti in Toscana. Per cui chi racconta queste bugie è certamente un somaro ignorante», ha scritto Burioni, corredando come di consueto le affermazioni con fonti e dati scientifici. In rete, però, si trovano facilmente dati di fonti scientifiche come l’Organizzazione mondiale della sanità che, invece, parlano di un rischio epidemia da meningococco C in Africa. Dati, tra l’altro, più recenti di quelli offerti da Burioni. 

Burioni non ammette repliche

Come era facile aspettarsi, sul post sono piovuti commenti che ricordavano l’allarme dell’Oms. E che hanno indispettito il professore al punto da cancellarli e da fargli scrivere che «questa pagina non è un luogo dove della gente che non sa nulla può avere un “civile dibattito” per discutere alla pari con me». «Il rendere accessibili i concetti richiede semplificazione: ma tutto quello che scrivo è corretto e, inserendo io immancabilmente le fonti, chi vuole può controllare di persona la veridicità di quanto riportato. Però non può mettersi a discutere con me», ha quindi aggiunto Burioni, con grande seguito di like.

Ma poi deve fare una precisazione

In un post successivo, però, il professore ha fatto una precisazione che ha svelato un difetto di comunicazione. «Qualche lettore ha iniziato a inserire link di diversi documenti nei quali veniva descritta la presenza del ceppo C in Africa, avendo esso causato un’epidemia in Niger. Purtroppo, però, questi lettori avevano forse letto il contenuto del link, ma non lo avevano capito. Infatti – ha scritto Burioni – il ceppo di meningococco che ha causato l’epidemia in Niger è effettivamente di tipo C, ma è un clone del tutto diverso da quello che viene isolato dai pazienti in Toscana».

Finalmente una informazione davvero nuova e utile

Dunque, in Africa un ceppo C esiste ed è abbastanza diffuso da aver provocato una epidemia. Così emerge che quello che Burioni aveva scritto inizialmente era qualcosa di diverso da una «semplificazione». Era, se non una informazione sbagliata, per lo meno una informazione parziale. Esattamente come tante di quelle che vengono bollate come bufale. Di più, era anche una informazione già ampiamente divulgata e controbattuta. Con la fatale conseguenza che anche il post di Burioni è finito sotto il fuoco incrociato delle repliche e delle critiche. Nessuna replica, invece, è possibile di fronte all’informazione scientifica puntuale e davvero non accessibile a tutti che Burioni ha fornito in seguito sull’esistenza di diversi cloni di meningococco C. I lettori, finalmente, su questo argomento così sentito, hanno imparato qualcosa di nuovo e utile. 

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