La svolta di Galantino (Cei): l’ora di religione a scuola non è catechismo

17 Gen 2017 19:23 - di Redazione

«L’ora di religione a scuola non è il catechismo». A sottolinearlo non è un esponente del laicismo più irriducibile, ma monsignor Nunzio Galantino Segretario generale della Cei, la Conferenza episcopale italiana. Galantino ha pronunciato queste parole, assolutamente non banali, intervenendo alla sede del Vicariato di Roma nel palazzo del Laterano durante la presentazione dell’indagine sull’insegnamento della religione cattolica (Irc) nelle scuole italiane.

Galantino: «Ci sono altri luoghi per l’evangelizzazione»

Per monsignor Galantino è stata anche l’occasione per tracciare un bilancio dell’insegnamento della religine cattolica a trent’anni esatti dall’accordo di revisione del Concordato. Un bilancio valutato positivamente dal Segretario generale dei vescovi italiani, che ha provato a tracciarne il perimetro: «Non è nelle finalità dell’Irc nelle scuole pubbliche – ha spiegato Galantino – fare catechismo o evangelizzazione, momenti specifici che hanno altri luoghi e altri strumenti. L’insegnamento della religione si inserisce invece a pieno titolo nelle finalità della scuola e nella situazione culturale del mondo dell’istruzione».

La cultura italiana è legata al cattolicesimo

Del resto, osserva Galantino, «gli stessi testi scolastici dell’Irc approvati dalla Conferenza Episcopale italiana fanno un lavoro interessante di confronto anche con le altre sedi religiose». Inoltre, ha spiegato il prelato, «un insegnante di religione che non si interfaccia con gli insegnanti di letteratura o di storia, di filosofia o di arte, non fa bene il suo mestiere». Galantino non si è risparmiato interrogativi da egli stesso definiti «sfida cui nessuno deve sottrarsi». Eccone uno: «Di quale religione hanno bisogno oggi i ragazzi, per vivere consapevolmente nella nostra società?». In realtà – ha argomentato -l’ora di religione è un’ora di formazione umana integrale per gli studenti; formazione umana che non può dirsi integrale se non si interroga anche sulla dimensione religiosa della personalità umana. Solo chi ignora il patrimonio storico e culturale italiano può pensare che si possa fare a meno della conoscenza della religione cattolica, come pretenderebbe un certo ideologismo tanto cieco quanto arrogante».

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