Il “miracolo” nell’hotel Rigopiano: salvati dall’effetto-campana

20 Gen 2017 14:54 - di Monica Pucci

Neve, macerie, freddo, intemperie: eppure almeno sei persone, sotto l’Hotel Rigopiano, sono riuscite a salvarsi. Com’è stato possibile dopo 48 ore? 

«So che può sembrare incredibile, ma in questi casi non è come essere sepolti sotto la neve: l’edificio, che evidentemente era ben costruito, ha mantenuto delle zone integre al piano terra o al seminterrato, isolate dalla coltre neve e dai detriti come fossero un airbag, ma con preziose sacche d’aria all’interno. Un effetto-campana che, evidentemente, ha isolato anche i superstiti, tenendoli al freddo, ma ha consentito loro di sopravvivere», spiega Adelina Ricciardelli, past president Fimeuc (Federazione italiana medici dell’emergenza-urgenza e delle catastrofi), che spiega: «A questo punto sono prevedibili traumi e problemi legati al freddo e alla disidratazione». Finora si parla di una sei superstiti tra gli ospiti e i dipendenti dell’Hotel Rigopiano. «Se alcune stanze sono rimaste quasi integre, anche se isolate dal resto dei locali, allora c’è spazio per la speranza. Nonostante l’abbondante nevicata, queste persone non sono state sorprese da una slavina in mezzo alla neve – riflette l’esperta – Per questo le possibilità di sopravvivenza erano maggiori. Anche se in passato – aggiunge – ricordo di un ritrovamento dopo 2 giorni sotto la neve di una persona ancora viva».

Manca l’ossigeno ma il freddo rallenta il metabolismo

Secondo l’esperta, il problema più grave, “quando si creano delle sacche d’aria dopo una slavina, è legato alla scarsità di ossigeno – prosegue Ricciardelli – Ma nel caso questo accada in un edificio, bisogna anche pensare che, con il freddo, rallenta il metabolismo e si riduce il consumo di aria. Altro rischio, oltre a quello legato ai traumi da schiacciamento, è il congelamento: il freddo alla lunga porta alla necrosi in primo luogo delle dita di piedi e mani». «Ma bisogna sempre pensare che queste persone non erano sepolte all’aperto nella neve: si trovavano in una sorta di campana all’interno di un edificio. E questo, come ho detto, ci permette di sperare. Inoltre se sono rimasti bloccati nelle cucine, forse potevano contare su scorte di acqua», conclude l’esperta.

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