Grillo aizza i suoi contro la stampa e lancia il “Bufalino d’oro”

15 Gen 2017 12:24 - di Redazione

Beppe Grillo è in evidente difficoltà. I rovesci d’immagine di questi ultimi giorni , in Europa e a proposito del nuovo “codice etico” del M5S, ne stanno seriamente minando la già scarsa credibilità. E allora il leader pentastellato ricorre al classico espediente propagandistico di dirottare l’attenzione dei suoi contro la stampa, rea, a suo dire  di  diffondere “bufale” sul M5S. “Oggi – scrive Grillo sul blog – lanciamo un piccolo sondaggio sulle  quattro balle più eclatanti degli ultimi tempi, il vincitore riceverà  il Bufalino d’oro e inizieremo una campagna per pretendere le scuse  ufficiali di chi ha diffuso la bufala. Il sondaggio è sul mio profilo  Twitter di modo che chiunque possa partecipare”. Il post si intitola “I media italiani devono chiedere  scusa ai cittadini – #chiedeteciscusa”.

Grillo indica le “opzioni”: “Beatrice Di Maio: bufala diffusa da La  Stampa (chiamata ‘La Busiarda a Torino’) e smontata dall’intervista di  Franco Bechis a Titti Brunetta – Grillo vuole una banca: bufala  diffusa dal Giornale (prima pagina), la verità è semplicemente che  Davide Casaleggio ha accettato di incontrare l’Ad di una banca online  che ha ricevuto vari premi per l’innovazione tecnologica utilizzando il web per scambiare esperienze e idee sula Rete”.

E ancora: “Buche a Roma (del 2014): bufala diffusa da L’Unità, qui  maggiori informazioni – Se vince il No paese a rotoli: bufala diffusa  da tutti i media italiani, con rare eccezioni, per comodità verrà  attribuita alla Rai che maggiormente si è distinta per la campagna a  favore del Sì, fregandosene del suo ruolo di servizio pubblico”.

“E’ bastato prospettare ai media -scrive Grillo-  di essere sottoposti a un’operazione verità che sono subito andati con
il cervello in pappa, a cominciare dal modo in cui è stato riportato  il post dell’altro giorno. ‘Grillo vuole il tribunale del popolo’.
Falso”.

    “‘Propongo non un tribunale governativo, ma una giuria popolare”. “I giudici popolari – argomenta Grillo – non sono un  tribunale del popolo e sono previsti dall’ordinamento italiano. Sono  estratti a sorte da apposite liste cui, a patto di alcuni requisiti,  chiunque può partecipare. Formano la maggioranza della composizione  della Corte d’Assise e della Corte d’Assise d’Appello che sono gli  organi giurisdizionali competenti a giudicare i reati più gravi,  rispettivamente in primo grado e in appello”.

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