Fortuna, un testimone scagiona il “mostro” del parco verde di Caivano

18 Gen 2017 15:13 - di Redazione

Il colpo di scena arriva da una testimonianza nuova, che scagionerebbe il presunto “mostro” considerato il responsabile dell’omicidio della piccola Fortuna, Raimondo Caputo. Se oggi da un lato il padre, Pietro Loffredo, in una denuncia ai Carabinieri fa i nomi di quelli che, secondo lui, sono i veri colpevoli dell’omicidio della piccola Fortuna, precipitata dal palazzo nel Parco Verde di Caivano (Napoli) il 24 giugno 2014, dall’altro un nuovo testimone, Massimo Bervicato fornisce una nuova versione: «Raimondo Caputo era in strada quando la bimba cadde». E il giallo sula morte di Fortuna Loffredo si infittisce oggi,  davanti alla quinta sezione della Corte d’Assise di Napoli,  nel processo che vede imputati Raimondo Caputo, per omicidio e per violenze sessuali nei confronti della bimba e delle figlie della compagna Marianna Fabozzi, e la stessa Fabozzi, oggi assente in aula, che quelle violenze le avrebbe coperte e non denunciate.

Fortuna e il ruolo di Raimondo Caputo

In aula è stato ascoltato Massimo Bervicato, che si trovava nei pressi del palazzo quando il 24 giugno 2014 cadde la piccola Fortuna. Bervicato ha detto che Raimondo Caputo era “giù in strada” negli attimi immediatamente successivi alla caduta di Fortuna, circostanza che non aveva riferito nel corso delle indagini quando è stato interrogato due volte dai Carabinieri, ma che scagionerebbe Caputo dall’accusa di omicidio. Anche Pietro Loffredo, padre della piccola e parte civile nel processo in corso, è convinto che non sia stato Caputo a uccidere la bimba: in una denuncia ai Carabinieri della tenenza di Melito ha spiegato che secondo lui “i responsabili della morte di mia figlia Fortuna sono i fratelli Claudio Luongo ed Emilia Luongo, nonché la madre di questi due, Rachele Di Domenico, che di fatto li ha coperti depistando le indagini e fornendo false dichiarazioni”. Claudio Luongo è l’ex compagno di Domenica Guardato, detta Mimma, madre di Fortuna, con la quale ha avuto un figlio, fratellino minore di Fortuna. Nel corso dell’udienza Pietro Loffredo, come già capitato in altre udienze, ha dato segni di insofferenza e ha lasciato l’aula, all’esterno della quale ha proseguito a urlare: «I veri assassini di mia figlia sono ancora liberi». Il suo avvocato, Angelo Pisani, ha chiesto un esperimento giudiziale sul luogo in cui è caduta Fortuna Loffredo, nel Parco Verde di Caivano.

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