Ferrara, ristoratori uccisi, il figlio confessa: massacrati nel sonno con l’ascia

11 Gen 2017 13:51 - di Prisca Righetti

Torna a rivivere, con sconvolgente, nitidezza, la brutalità gratuita del caso Pietro Maso: Stavolta non siamo nel veronese, ma nel ferrarere, ma questa è l’unica differenza: ancora una volta, infatti, un figlio ha ucciso – massacrandoli – i genitori, e ancora una volta si è avvalso dell’aiuto di un amico. Dopo ore di ore di reticenze, di contraddizioni, di negazioni, i due ragazzini hanno confessato l’uccisione della coppia di ristoratori trovata morta ieri nel corso di un lungo interrogatorio durato tutta la notte e svoltosi davanti al pm di Ferrara Giuseppe Tittaferrante e al procuratore del tribunale dei minori Silvia Marzocchi. Ai due viene contestata anche l’aggravante della premeditazione.

Ferrara, ristoratori uccisi: confessa il figlio 16enne

Spalle al muro e inchiodati alle loro responsabilità, i due adolescenti, sotto il fuoco di fila delle domande stringenti degli inquirenti, sono stati indotti a confessare. Ad ammettere che i responsabili dell’efferato delitto, della morte di Salvatore Vincelli e Nunzia Di Gianni, titolari di un ristorante, sono loro. Che sono stati loro a fracassare con un’ascia il cranio delle due povere vittime e a mettergli poi un sacchetto di plastica in testa, applicato per non lasciare tracce di sangue durante lo spostamento dei corpi – i due, infatti, sarebbero stati uccisi nel sonno e successivamente spostati –  probabilmente per depistare gli investigatori e indurli a pensare all’esito tragico di una rapina. Peccato, però, che sulla scena del crimine non siano stati trovati né prove di un furto, né segni di scasso.

Il movente: i litigi per i brutti voti a scuola

Per il resto è bastato incrociare i dati e le testimonianze degli amici del ragazzo ascoltati martedì: la mattina del delitto, allora, il giovane non risulta essere andato a scuola. E ancora, l’arma del massacro, che si era ipotizzato inizialmente potesse essere un corpo contundente, un oggetto pesante, non è stata rinvenuta in casa o nelle vicinanze, ma questa mattina, dopo aver confessato l’omicidio, il 16enne l’ha fatta ritrovare conducendo i carabinieri a Caprile, una frazione di Pontelangorino dove in un torrente sono stati recuperati un’ascia e i vestiti sporchi di sangue indossati dai due sedicenni durante il duplice omicidio. Un delitto efferato, brutale, che sembra escludere il movente economico. In base a quanto emerso dall’interrogatorio, infatti, il motivo di tanta furia assassina del figlio della coppia sarebbe riconducibile a forti contrasti con i genitori, dovuti principalmente al rendimento scolastico insoddisfacente dell’adolescente. L’amico, invece, avrebbe partecipato all’omicidio per aiutarlo.

 

 

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