Dalle spiagge alle valanghe di neve: chi sono i cani “eroi” di Rigopiano (video)

23 Gen 2017 14:09 - di Redazione

I due cani mascotte, Lupo e Nuvola, si sono salvati per miracolo dalla tragedia dell’Hotel Rigopiano ma i loro “colleghi” del Centro nazionale soccorso alpino e speleologico hanno addirittura salvato due persone, aiutando i pompieri ad inviduare i sepolti e a creare i varchi per farli uscire. Sono i cani “salvavita”, che in Italia rappresentano un’eccellenza anche nella capacità di essere addestrati da personale specializzato per metterli al servizio della Protezione Civile.

Chi sono e cosa fanno i cani salvavita

«I cani tra i protagonisti del salvataggio all’hotel di Rigopiano? Nessuna meraviglia: il cane è il grado di fare molti salvataggi. In acqua sfruttando l’istinto e la forza, mentre sulla neve l’olfatto», spiega Ferruccio Pilenga, fondatore della Sics, Scuola italiana cani salvataggio, la più grande organizzazione nazionale di volontariato dedicata alla preparazione delle unità cinofile, che utilizza un metodo unico al mondo. «In diversi decenni di esperienza -ammette- ho visto cani fare cose incredibili che poco hanno a che fare con la logica animale. Salvataggi estremi e intuito sempre in primo piano creano situazioni che vanno ben al di là degli addestramenti e non mi riferisco solo alle unità cinofile. Il cane ha un innato senso del dovere e di aiutare l’uomo quando si trova in difficoltà, anche in condizioni estreme. Certo, se dietro -sottolinea Pilenga- c’è anche un addestramento, le azioni saranno ancora più orientate all’emergenza e, quindi, capaci anche di coesistere in situazioni estreme».

E c’è chi riesce a lanciarsi anche da un elicottero in volo

Molti cani sono addestrati a salire su un elicottero, mantenendo stabilità e coraggio a gettarsi in mare o atterrare in condizioni disagiate come la neve. Del resto, il cane vuole salvare l’uomo, senza chiedere molto in cambio, solo tanto affetto e cura. «Il cane -rimarca il fondatore dei Sics- è diverso dagli altri animali. Un’antica leggenda degli indiani Navajo narra che dopo la creazione del mondo, il grande spirito separò gli animali dall’uomo disegnando una linea sulla sabbia che sarebbe poi diventata una catena montuosa. Il cane, però, saltò dall’altra parte decidendo di vivere con la creatura che amava di più: l’uomo. Ecco ogni salvataggio fatto, ogni “festa» ricevuta dai cani ci ricordano che quel salto forse non appartiene solo alla leggenda del Grand Canyon. E proprio per questo -sottolinea- l’attività delle unità cinofile dei Sics non si ferma con l’inverno. I nostri cani si stanno allenando e non solo al chiuso. Un addestramento continuo in vista del conseguimento del brevetto annuale e della stagione estiva dove veglieranno sulla sicurezza dei bagnanti delle spiagge italiane». 

 

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