Dalla P2 ai fratelli spioni: quanto ci piace lo scoop sul “complotto”

12 Gen 2017 9:13 - di Redattore 54

Come tutte le spy story all’italiana anche quella relativa ai fratelli Occhionero ha appassionato molto i media. E come tutte le cronache del mistero anche questa scoperta di hackeraggio ai danni delle istituzioni ha fatto emergere le ipotesi più mirabolanti: i due fratelli sarebbero collegati alla Cia, o forse a Mafia Capitale, o forse alla P4 di Bisignani, o forse sono solo due mitomani.

Giulio Occhionero gran maestro di una Loggia 

Il particolare poi che vede Giulio Occhionero rivestire il ruolo di Gran Maestro di una loggia massonica  (la loggia Paolo Ungari e Nicola Ricciotti- Pensiero e Azione) è stata la “ciliegina” che ha consentito di fornire all’opinione pubblica la torta ricoperta di panna montata. Di certo qui non si vuole minimizzare ma solo analizzare – visto che gli elementi di giudizio sono scarsi e contraddittori – una reazione tipica dinanzi a certi sensazionalismi delle indagini.

Non c’è stata violazione dei dati, ma solo un tentativo

Fa un certo effetto ad esempio scoprire solo un giorno dopo che non ci sarebbe stata violazione di computer e cellulari degli ex presidenti del Consiglio Matteo Renzi e Mario Monti e del presidente della Bce Mario Draghi. Infatti a quanto accertato dalla procura di Roma e dalla polizia postale, nell’indagine sulla presunta rete di cyberspionaggio messa su dai fratelli Occhionero, ai danni delle caselle di posta elettronica di Renzi, Monti e Draghi c’è stato solo un tentativo di accesso non andato a buon fine.

Sono vere spie?

E dunque la domanda è d’obbligo: sono vere spie o spie mancate, o nulla di tutto questo? Ad aumentare la suspence anche la notizia dell’avvicendamento del capo della polizia postale che avrebbe avvertito con ritardo dell’indagine in corso, sottovalutandola. Ma forse voleva solo vederci chiaro o forse è stato a sua volta vittima di quelle guerre di potere che si scatenano ai vertici dell’establishment quando c’è uno scoop da maneggiare, una notiziona che irrompe nello scenario pubblico e che va ben indirizzata e gestita.

Sospetti e complottismi

A tutto ciò gli italiani sono abituati. E più che altro sono rassegnati al fatto che, in un’epoca in cui va di moda la post-verità, a loro non è concessa neanche la vecchia e tradizionale verità sui grandi scandali, sui comitati d’affari, sui retroscena, sulle stragi e sulle cupole occulte che fanno ogni tanto capolino sulle prime pagine. E’ una costante che dura dai tempi di piazza Fontana. E’ da allora che un pezzo di storia del paese si nutre di sospetti, di complottismi, di teorie non verificate generando un paradosso: da un lato chi vede una torbida trama di intrecci che dura dagli inizi del dopoguerra (vi ricordate la struttura Gladio?) che vengono puntualmente insabbiati e dall’altro chi minimizza, ridicolizza, puntualizza, esige prove, nega collegamenti e finisce col mettere il silenziatore agli scandali.

In mezzo ci sono quelli, tantissimi, che vorrebbero solo sapere se i complotti denunciati con grande clamore hanno un qualche fondamento o sono solo patacche: da Gladio alla P2 fino a Mafia capitale (ridimensionata l’altro giorno persino dal capo della polizia Gabrielli). Tantissimi che sicuramente non saranno accontentati ma dovranno accontentarsi al momento di leggere le biografie dei due fratelli Occhionero, che a loro volta si accontentavano di violare la privacy di Capezzone e Brambilla.

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