Cinquestelle nel caos: eurodeputata prima lascia e poi ci ripensa

11 Gen 2017 15:31 - di Niccolo Silvestri

Cinquestelle, avanti un altro. Anzi no. Sembrava mancasse solo lo scontato ok dei Verdi di Strasburgo all’ingresso nel gruppo di Daniela Aiuto. Ma è una finta, anzi semplici «rumors» li definisce la diretta interessata che non andrà ad aggiungersi a Marco Affronte l’eurodeputato che in mattinata ha lasciato Grillo per iscriversi al gruppo ecologista. «Smentisco i rumors delle ultime ore: da parte mia non ci sarà nessun passaggio ai Verdi e resto nel gruppo Efdd con il Movimento 5 Stelle», ha scritto in la Aiuto, smentendo le voci di un suo addio che ormai trovavano conferma tra gli stessi 5 Stelle. Ripensamenti a parte, la fuioriuscita di Affronte e la quasi defezione dell’Aiuto segnalano che il clima nei Cinquestelle è davvero pesante, a conferma diretta che la doppia giravolta di Grillo e Casaleggio nella politica delle alleanze nell’Europarlamento può rivelarsi molto più rovinosa di quanto i due capi hanno cercato di far apparire.

Daniela Aiuto: «Resto con i Cinquestelle»

Ma suona anche come clamorosa stroncatura delle severe regole d’ingaggio che nelle intenzioni dei fondatori dovevano servire a preservare la specificità del MoVimento dalle partiche trasformistiche purtroppo molto in voga nei cosiddetti partiti tradizionali. Nel caso degli europarlamentari, il codice di comportamento prevede addirittura una penale di 250mila euro contro tradimenti di linea e cambi di casacca. Ora, dopo la fuoriuscita di Affronte la feroce disposizione rischia di diventare un’inapplicabile e inapplicata grida. E se il deterrente economico non funzione per Grillo e il M5S i guai sono dietro l’angolo dal momento che è fin troppo facile prevedere che altri potrebbero seguire il suo esempio.

Il deterrente dei 250mila € di penale non funziona

A portare fascine al rogo dei delusi provvede Lorenzo Borré, il legale che ha guidato la battaglia degli espulsi, una specie di “protomartiri” della Casaleggio & Associati delle origini, inducendo i vertici del MoVimento a dotarsi di nuove regole: «La multa – spiega – non è nient’altro che uno spauracchio, nei fatti inapplicabile». Ed è chiaro, dal momento che nessun accordo, nessuna clausola può modificare o contraddire i principi fondamentali contenuti nella Costituzione. «In Italia come a Bruxelles – puntualizza Borrè – vige la piena indipendenza degli eletti in Parlamento». Questo significa che la clausola penale inserita nel codice di comportamento degli europarlamentari grillini è «incompatibile col principio di indipendenza e autonomia degli eletti, ed è in contrasto con l’assenza di vincolo di mandato prevista nel parlamento europeo così come dalla nostra Costituzione». Insomma, chi vuole, può lasciare il M5S senza danno. Almeno per il portafogli.

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