Campotosto come il Vajont? La Protezione civile smentisce: diga sicura

23 Gen 2017 14:32 - di Robert Perdicchi

Campotosto come il Vajont, col rischio di esondazione da quella grande diga grande che poggia su una faglia che si è parzialmente riattivata con l’ultimo terremoto? «Lì ci possono essere movimenti importanti di suolo che cascano nel lago e possono provocare, per dirla con parole semplici, l’effetto Vajont», aveva detto ieri al Tg3 Sergio Bertolucci, presidente della Commissione Grandi Rischi. Un allarme rosso che ha scatenato paure e polemiche, sia tra la popolazione che tra i sindaci dei territori interessato. Ma oggi è il giorno dei chiarimenti.

La precisazione della Commissione Grandi Rischi

«La guardia è molto alta sulla questione del lago di Campotosto, ma non è una situazione che possa giustificare panico», ha precisato il Vicepresidente della Commissione Grandi Rischi, Gabriele Scarascia Mugnozza. Raggiunto telefonicamente, il docente di Geologia Applicata alla Sapienza spiega che “su quel territorio incidono tre scenari di pericolo che sono stati e sono tutt’ora studiati e valutati”, per questo “già dal 24 agosto scorso, cosa molto importante, l’invaso di Campotosto è stato ridotto” e “la situazione è sotto controllo”. In seguito alle continue scosse di terremoto, “la situazione del lago di Campotosto richiede la massima attenzione, sorveglianza e monitoraggio” rimarca Scarascia Mugnozza, ma “non è una situazione tale da far prevedere conseguenze serie sul territorio per l’incolumità delle persone e la tutela dei beni”. «Sul lago di Campotosto – spiega il geologo – incidono tre dighe ed i problemi che potrebbero verificarsi, in caso di sisma di forte magnitudo, potrebbero avere tre diverse origini. Nel primo scenario valutato, il sisma provocherebbe uno scuotimento che potrebbe portare problemi di stabilità ad uno dei corpi diga, ma su questo punto Enel ha già fatto verifiche e test per cui, anche a fronte di un sisma di magnitudo 6.7, non si riscontrano conseguenze di stabilità sul corpo diga».

La Protezione civile minimizza su Campotosto

Anche la Protezione Civile oggi ha voluto fare chiarezza: «La diga di Campotosto è un impianto importante che già dopo terremoto del 2009 è stata oggetto di valutazioni. L’allarme generato da alcune dichiarazioni sintetiche del presidente della commissione Grandi rischi, che poi ha precisato lui stesso perché la lettura fosse corretta, riguarda il fatto che si continua a tenere sotto osservazione e ad approfondire quella situazione», ha detto la responsabile Emergenze della protezione civile, Titti Postiglione, durante il punto stampa alla Dicomac di Rieti. «Esiste una procedura per cui dopo ogni evento sismico superiore a 4 le grandi dighe vengono controllate, e si vanno a valutare eventuali danni alle strutture», ha spiegato, ricordando che “in linea teorica se un invaso dovesse collassare o se si dovesse svuotare in un tempo molto breve si potrebbero avere effetti importanti”. «Quello che è stato delineato era uno scenario di riferimento, che non voleva significare un allarme immediato – ha ulteriormente precisato Postiglione – Enel a sua volta ha fatto su questo un comunicato molto chiaro e ha inteso procedere a un ulteriore svuotamento dell’invaso».

L’allarme dei sindaci: si rischia il Vajont?

«La cittadinanza è preoccupata. Noi cerchiamo di mantenere la calma, ma le notizie che riferiscono sulla Commissione Grandi rischi non ci aiutano», ha detto il sindaco di Capitignano (L’Aquila) Maurizio Pelosi riguardo alla situazione della diga di Campotosto. Situazione che comunque, secondo il parere del sindaco, non ha nulla a che vedere con il Vajont. «Noi chiediamo attenzione – spiega il primo cittadino alle prese con l’emergenza neve e terremoto – mezzi e fondi. Avevamo chiesto con forza un chiarimento e oggi incontreremo la protezione civile regionale e il vice presidente della Regione Abruzzo Lolli». «Abbiamo pochi uomini e mezzi, non si possono lasciare i sindaci abbandonati a se stessi – conclude – I volontari hanno fatto tanto, ma vogliamo più fondi e più presenza dello Stato».

 

 

 

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