Antichi mestieri anti crisi: tornano i lustrascarpe a Palermo

11 Gen 2017 13:21 - di Guglielmo Federici

Togliere fango e polvere, passare le pomate, spazzolare e lucidare scarpe era un mestiere che tanti ragazzi svolgevano nell’800- primi del Novecento e che ebbe un forte incremento nel dopoguerra. A capo dei piccoli Sciuscià c’era il capo, il vero Lustrascarpe, il più delle volte loro padre, che si posizionava sempre in un posto dove transitava tanta gente. Era un mestiere che rendeva poco, ma che si faceva perché bisognava sfamare la famiglia. Ora, più o meno con le stesse motivazioni, a Palermo tornano i lustrascarpe. Dieci postazioni nei punti nevralgici della città per offrire nuove possibilità di lavoro e, allo stesso tempo, far rivivere un mestiere ormai scomparso. L’iniziativa è del presidente di Confartigianato Palermo Nunzio Reina che ha invitato tutti gli interessati a proporre la propria candidatura inviando il proprio curriculum alla mai presidente@confartigianatopalermo.com. Chi verrà scelto  parte di una cooperativa le cui spese saranno sostenute dall’associazione.

Fece scalpore, circa un anno fa, la notizia della prima donna sciuscià a Verona, mestiere scelto per passione. In questo caso specifico, non è la passione, ma la necessità. Insomma, la crisi è crisi e a Palermo fanno sul serio. “I selezionati saranno formati da storici artigiani con un corso gratuito – spiega Reina – Chiederemo al Comune l’autorizzazione per collocare le varie postazioni, che prevediamo sotto i portici di via Ruggero Settimo, in via Libertà, piazza Castelnuovo, via Emerico Amari, piazza San Domenico, piazza Borsa, piazza Verdi, via Maqueda, corso Vittorio Emanuele e stazione centrale. Non ci sono limiti di età, perché i giovani potranno scoprire un antico mestiere, mentre chi ha già lavorato nel settore potrà rimettere in atto la propria esperienza”. 

Vittorio De Sica immortalò il mondo dei lustrascarpe  nel film “Sciuscià” del  1946, capolavoro del neorealismo italiano, che trattava  tematiche legate ai bambini e alla difficile vita che erano costretti a portare avanti per sopravvivere a un dopoguerra di vacche madre, magrissime. Constatare il ritorno di questo antico mestiere fa tenerezza e tristezza al tempo stesso.

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