Un “guanto” per aiutare il cuore: scoperta rivoluzionaria ad Harvard

20 Gen 2017 11:16 - di Robert Perdicchi

Chiamatelo guanto, protezione, guscio, chiamatelo come volete ma sappiate che da qui a qualche anno quel “manicotto” creato dagli scienziati potrebbe salvarvi la vita. Una sorta di morbido abbraccio che avvolgerà un cuore malato e lo aiuterà a battere senza perdere colpi. Un team di scienziati ha sviluppato un piccolo robot che può aiutare il cuore a pompare sangue, in uno speciale materiale che imita il muscolo cardiaco, lo abbraccia esternamente e lo stringe con delicatezza, mimandone l’azione. Il primo studio su questo sistema, pubblicato su Science Translational Medicine, mostra che la strategia funziona sul cuore dei maiali. E il lavoro, che rimbalza sulla stampa internazionale, suscita l’interesse dei medici: per la British Heart Foundation si tratta di un “nuovo approccio” che richiede ulteriori studi, ma potrebbe essere utile, ad esempio, per i pazienti in attesa di un cuore nuovo.

Un “guanto” che aiuta il cuore a pompare

Nel mirino dei ricercatori c’è l’insufficienza cardiaca: il cuore non riesce a pompare sangue in tutto il corpo correttamente, spesso perché è stato danneggiato da un infarto. Ebbene, gli scienziati di Harvard e del Boston Children’s Hospital hanno pensato una sorta di manicotto ispirato alla struttura del muscolo cardiaco. Il dispositivo di silicone avvolge il cuore e si irrigidisce o si rilassa quando viene gonfiato con aria compressa. Applicato a sei cuori di maiale, è stato sincronizzato con i movimenti di ciascun organo e si è adattato alla loro forma. Lo studio mostra che il dispositivo ha contribuito a potenziare la quantità di sangue pompata in tutto il corpo. Quando poi il cuore ha smesso di battere, i morbidi mini-robot hanno contribuito a ripristinare l’afflusso di sangue all’organismo. I ricercatori sono dunque ottimisti, ma riconoscono che il lavoro è in una fase iniziale e che sono necessari studi sugli animali molto più a lungo termine prima di testare il dispositivo sull’uomo. Un progetto che, in caso di successo, potrebbe rivelarsi utile per i pazienti in attesa di trapianto cardiaco. 

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