Capotreno aggredito con un machete. Ridotte le pene alla gang dei latinos

12 Gen 2017 14:32 - di Romana Fabiani

Che volete che sia aggredire a colpi di machete un capotreno che ha avuto l’ardire di chiederti il regolare biglietto? Non devono averlo giudicato grave i giudici della Corte d’Appello di Milano che hanno escluso l’aggravante dei futili motivi ai tre imputai, già condannati in primo grado, e confermato l’assoluzione degli altri tre. L’episodio, tristemente noto alle cronache, risale all’11 giugno 2105  quando sei latinos della gang Mara Salvatrucha, sorpresi senza biglietto alla stazione di Villapizzone, nel capoluogo lombardo, hanno pestato Carlo Di Napoli, il capotreno, e un altro ferroviere, Riccardo Magagnin, intervenuto per portare aiuto al collega.

Capotreno preso a colpi di machete

A rendere brutale l’aggressione fu José Rosa Martinez, (condannato in primo grado a 14 anni, pena ridotta a 12) che con un machete ha sferrato un colpo sul braccio del capotreno, rimasto immobile a terra sanguinante e che ha rischiato  di perdere l’arto. Solo dopo delicate operazioni chirurgiche e mesi di riabilitazione,il capotreno è tornato al lavoro come istruttore dei suoi colleghi. Deve essere stato molto duro per Di Napoli assistere alla lettura della sentenza della Corte d’Appello di Milano che ha ridotto le pene per i tre imputati confermando l’incredibile assoluzione per gli altri tre latinos partecipanti alla drammatica “bravata”. Per José Rosa Martinez, Jackson Lopez Trivino e Andres Lopez Barraza, che dovranno scontare, rispettivamente, a 12 anni, a 14 anni e a 10 anni di reclusione, è stata infatti esclusa l’aggravante dei futili motivi.  Nel processo di primo grado, celebrato con rito abbreviato l’8 febbraio scorso davanti al gup di Milano Alfonsa Ferraro, i tre erano stati condannati rispettivamente a 14 anni, 16 anni e 11 anni e 4 mesi.  

La Corte d’Appello esclude i futili motivi

Escluso l’aggravante dei futili motivi. Un mistero, se non fosse che le sentenze non si “possono” commentare verrebbe da chiedersi quale retropensiero (culturale, sociale?) abbia spinto i giudici alla decisione. Quale altro motivo, se non futile (espressione degli istinti più brutali) può aver indotto la gang a pestare selvaggiamente un capotreno che fa il suo dovere e chiede di esibire il biglietto che tutti dovrebbero pagare? Forse si doveva ipotizzare l’attenuante generica perché i protagonisti della vicenda vanno capiti: sono poveri, sono giovani, sono immigrati che vivono in condizioni di precarietà…

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