Veleni, odio e bugie: Obama esce di scena come peggio non poteva

17 Dic 2016 18:00 - di Giovanni Trotta

Il contraccolpo psicologico della vittoria di Donald Trump deve aver scosso duramente Barack Obama (oltre che Hillary Clnton). Lo provano i suoi ultimi atti e le sue dichiarazioni in articulo mortis, che non sono quelle di un presidente di tutti gli americani, di un padre della nazione, ma solo quelli di un uomo pieni di rancore perché gli americani non hanno accettato i suoi suggerimenti per quella che appariva come una vera e prorpia successione dinastica. A detta di tutti, i numerosi interventi a gamba di tesa del presidente americano nella campagna elettorale in favore di un candidato non sono apparsi tra i più corretti. Il presidente nell’immaginario collettivo dovrebbe essere super partes, e non un tifoso sfegatato che arriva a insultare il competitor principale della sua pupilla. Nell’ultima conferenza di fine anno – che si spera sia l’ultima – Obama ha nuovamente accusato il presidente russo Vladimir Putin di aver interferito nelle votazioni americane, e il fatto che il nuovo presidente voglia una collaborazione con Mosca è un gesto distensivo che fa infuriare ancora di più Obama. he arriva a minacciare direttamente Putin, intimandogli di cessare i cyberattacchi – mai provati e proabilmente mai esistiti – «altrimenti inizieremo pure noi». Ridicola minaccia, perché una volta avuta contezza dell’esistenza di questi fantastici cyberattacchi da parte della Russia contro gli Stati Uniti, Obama aveva il dovere di reagire subito. Se non l’ha fatto, è perché non c’erano. Ancora più isterica e infondata la reazione di Hillary Clinton, secondo cui questi fantasiosi attacchi sarebbero la risposta di Putin a una sua dichiarazione (della Clinton) ai bei tempi di quand’era segretario di Stato: la Clinton disse – in perfetta cattiva fede – che la vittoria di Putin era frutto di brogli e manipolazioni, e che per questo, a detta sempre della candidata perdente, «Putin se l’è legata al dito». Chi se l’è legata al dito – la sconfitta – è lei e il suo sodale Obama, non certo Putin: perché le elezioni russe prima e dopo le false accuse americane, hanno dimostrato che Putin detiene il consenso per davvero, a differenza di Clinton e di Obama.

Dal 20 gennaio Obama e Hillary saranno solo un brutto ricordo

Ma forse la più grande bugia – perché detta sapendo di mentire – Obama l’ha proferita sulla Siria: «Il mondo ha visto le azioni deliberate da parte del regime siriano, della Russia, dell’Iran, ai danni di civili siriani, questo sangue e queste atrocità sono sulle loro mani», ha detto ancora nella sua conferenza stampa di fine anno alla Casa Bianca. È vero esattamente il contrario: è stato proprio Obama, per motivi ancora non chiari, ad armare e finanziare i gruppi terroristici mediorientali e siriani in particolare, come al Nousra, incitandoli a rivoltarsi con la violenza contro un governo e un presidente legittimi. Come è noto, Bashar al Assad ha resistito al golpe armato e violento finanziato dagli Usa e da alcuni Paesi arabi alleati degli Usa, e ora sta liberando il proprio Paese dai sanguinari terroristi dell’Isis, organizzazione alla quale sono arrivate anche armi e soldi americani. Per questo Obama odia tanto Putin. E nella sua crociata anti-russa Obama è riuscito a trascinare anche l’Unione europea, da sempre soggiacente ai desiderata della Casa Bianca, facendo comminare quelle assurde sanzioni che danneggiano solo chi le fa, e in particolare l’Iialia. E fu proprio Gentioloni, da ministro degli Esteri, a caldeggiare il rinnovo della sanzioni. La verità è che Obama con la sua politica estera fallimentare, approssimativa e dannosa ha fatto precipare gli Stati Uniti e il pianeta nel clima della Guerra Fredda, rischiando di far cadere il mondo nell’abisso di una guerra vera. Se questo non è accaduto è perché Putin e il suo governo hanno dimostrato senso di responsabilità e non sono caduti nelle continue provocazioni di Washington. In ogni caso, non si capisce questo voler sputare veleno sino all’ultimo giorno da parte di Obama: il 20 gennaio Donald Trump si insedierà come legittimo presidente degli Stati Uniti e Obama e la Clinton saranno solo uno sgradevole ricordo.

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