Uccise i genitori dopo uno scatto d’ira, il figlio adottivo si suicida in carcere

6 Dic 2016 10:23 - di Giorgia Castelli

«Ho pensato di uccidermi, ma non ho trovato il coraggio. Sono consapevole di aver fatto un grosso errore e che per questo devo pagare». Aveva risposto così alla polizia che lo aveva bloccato dopo un’inseguimento con sparatoria. Igor Diana,  28enne di origine russe era stato arrestato per aver ucciso i genitori adottivi, Giuseppe Diana, di 67 anni, e Luciana Corgiolu, di 62, nella loro abitazione a Cagliari nel maggio scorso. Quel coraggio il giovane lo ha trovato sette mesi dopo. Lunedì ha atteso che il compagno di cella si allontanasse per andare al cineforum. Si è impiccat legando i lacci delle scarpe alla finestra del bagno nel carcere di Uta. A nulla è valso l’intervento degli agenti della penitenziaria. «Era depresso, chiedeva aiuto», conferma l’avvocato Antonella Marras. Il legale difendeva Diana insieme al collega Federico Aresti. «Lo avevo visto solo tre giorni fa e stava male. Aveva bisogno di cure, come abbiamo sempre sostenuto. Il regime carcerario non andava bene per lui. Ma la nostra istanza è stata respinta».

Uccise i genitori, il giovane era tormentato dal suo passato

Il 15 novembre scorso il pm di Cagliari, Daniele Caria, aveva chiuso le indagini sul duplice omicidio. E aveva sollecitato per l’indagato il giudizio immediato. Secondo la specialista Irene Maxia, incaricata dalla procura di svolgere la perizia psichiatrica, Diana era soggetto a «scatti di ira incontrollabili». Definendolo un ragazzo seminfermo di mente e pericoloso. Il suo quadro psichico era legato al suo passato in Russia quando, rimasto orfano con il fratello Alessio, era finito in un istituto. Un passato che lo aveva tormentato e segnato nel profondo. E che nella notte tra il 9 e il 10 maggio scorsi, dopo una lite con i genitori, lo avrebbe spinto a ucciderli.

La confessione

I genitori erano stati colpiti con una mazza da baseball e finiti a coltellate. Il giorno dopo Diana era uscito di casa e si era allontanato a bordo dell’auto del padre, senza fare più ritorno. Fu catturato due giorni dopo, al termine di un inseguimento culminato con un conflitto a fuoco. Il fuggitivo rimase ferito. In ospedale la lunga confessione. «Sul momento – raccontò – non mi sono reso conto di quello che stavo facendo. Il mio comportamento di quel giorno è qualcosa di sbagliato, molto più di rabbia. Le persone fanno cose di cui non si rendono conto. Non mi era mai capitato di meditare di fare del male ai miei genitori. Quel giorno non sono riuscito a fermarmi, ero in preda ad un impulso incontrollabile». Diana è crollato e ha deciso di farla finita nella cella in cui era richiuso ormai da mesi.

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