Travaglio rivela: siamo stati noi a stabilire che Marra era “pulito”

17 Dic 2016 9:56 - di Renato Berio
Travaglio

Era prevedibile che Marco Travaglio, paladino algido del giacobinismo manettaro dei Cinquestelle non la prendesse bene. Era prevedibile anche che non spendesse una parola sul vero problema che l’inchiesta romana rivela, e cioè che non si può pretendere di selezionare sul web la classe dirigente. Ma il suo editoriale odierno, dal titolo “Resta solo il napalm”, ci dice qualcosa di più. 

Travaglio e i tribunali del popolo

Ci racconta, in pratica, che davvero Il Fatto ritiene di avere la legittimità di un “tribunale del popolo”, confondendo il mestiere del giornalismo con la vigilanza sulla legalità che non spetta certo a una testata né a un direttore di giornale sia pur popolare, sia pur onnipresente in tv. Invece, che Marco Travaglio si senta un Torquemada redivivo lo confessa lui stesso. E lo fa dopo avere assolto la Raggi che ha solo sbagliato a “fidarsi di un dirigente mai indagato”, dopo avere sentenziato che le accuse che gravano sul sindaco di Milano Giuseppe Sala sono infinitamente più gravi, dopo avere detto che la Raggi non deve dimettersi perché Marra non ha commesso i reati quando la sua giunta era in carica e avere ribadito che la carriera del funzionario arrestato era stata fatta all’ombra di Alemanno e Polverini.

L’esame a Raffaele Marra

Ecco cosa scrive Travaglio: “Noi, quando Marra balzò ai disonori delle cronache come l’Uomo Nero della Raggi, gli chiedemmo un incontro. Si presentò con una valigia di faldoni per documentare il suo curriculum, le sue lauree e la correttezza delle sue condotte, le denunce che aveva presentato contro il malaffare capitolino. Lo avvertimmo che avremmo verificato ogni carta. E così facemmo senza trovare nulla che smentisse la sua versione… Ovviamente non potevamo intercettarlo né introdurci nei suoi conti bancari”. 

L’interrogatorio di Travaglio 

Dunque Travaglio ha fatto una sorta di interrogatorio a Marra? Dunque ha svolto un po’ la funzione di esaminatore dei curriculum dei collaboratori più stretti della sindaca Raggi? Dunque Virginia, oltre a dipendere da Grillo e Casaleggio, dipende per le sue scelte politiche dai giudizi del Fatto? Ma soprattutto, domanda delle domande, chi è Marco Travaglio per ergersi a giudice? Chi lo ha legittimato? In nome di quale popolo esamina le carte e sputa sentenze? 

 

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