Referendum, curiosità e stranezze: nel paesino molisano Sì e No pareggiano

5 Dic 2016 12:02 - di Martino Della Costa

Post referendum: a urne chiuse e conti fatti, tra scenari futuribili e nuovi assetti al vaglio, si smontano i seggi e si archiviano le peculiarità – tra stranezze  e dati inediti – che, stavolta in particolare, hanno contrassegnato questa tornata elettorale stravinta dal No, e che ha sancito la fine della stagione renziana. E cos’, tra proiezioni dei pronostici e riscontri percentuali. Tra raffronti con precedenti consultazioni referendarie e confronti con gli ultimi appuntamenti al voto onorati dagli italiani, emergono curiosità che vale la pena raccontare.

Referendum, in un paese molisano finisce in pareggio

E allora, per esempio, l’agone elettorale è finito con un inedito pareggio in un piccolo comune della provincia di Campobasso: davvero singolare il risultato venuto fuori dalle urne a Petrella Tifernina, dove gli elettori che si sono recati al voto si sono infatti perfettamente divisi a metà tra favorevoli e contrari alla riforma, tanto che, alla fine dello scrutinio delle schede per il referendum, il salomonico risultato è stato di 329 voti al SÌ e 329 voti al NO. Nel paese molisano gli aventi diritto al voto erano mille, e l’affluenza è stata del 66,5% (665 persone). Nella votazione, va detto allora, vanno considerati i voti finali utili all’esito al netto delle 3 schede bianche e delle 4 nulle che ci sono state.

Referendum: boom dell’affluenza, al nord più che al sud

Il tutto all’insegna comunque di un’affluenza record che ha caratterizzato quest’ultima tornata referendaria. Gli italiani, probabilmente spinti da una campagna elettorale serratissima, tanto sul fronte del No, quanto su quello del Sì, sono andati in massa alle urne, se è vero che ha votato quasi il 69% degli elettori (il dato non è definitivo) con percentuali bulgare al nord. I dati sono ancora più impressionanti se confrontati con i due precedenti referendum costituzionali. A quello del 2001 sulla modifica del Titolo V andò a votare il 34,1% degli elettori, a quello del 2006 sulla devolution il 53,6% (si votava in due giorni). All’ultimo referendum, quello delle trivelle, che si è svolto quest’anno, ha votato il 32,1%. Il Veneto  ha fatto registrare l’affluenza più alta, con il 76,65% degli elettori andati alle urne. La Lombardia segue a ruota con il 74,66% degli elettori andati a votare. Percentuali altissime di votanti anche in Emilia Romagna (75,99%), in Friuli (72,47%), in Trentino Alto Adige, in Piemonte, in Valle d’Aosta e in Toscana: superano tutte ampiamente il 70% degli elettori. Anche Marche e Umbria hanno percentuali superiori al 70%; i numeri scendono dal Lazio, dove si registra un’affluenza del 68,88%, in Abruzzo (67,65%), Campania (59,02%) e in Puglia (61,65%). La Basilicata si ferma al 61,99%, la Sardegna al 61,42%. Il fanalino di coda, come è avvenuto anche per i dati dell’affluenza delle ore 12 e delle 19, si conferma la Calabria, con il 53,54% degli elettori al voto. 

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