Premio Nobel, a Stoccolma standing ovation per l’artista che… non c’è

10 Dic 2016 18:57 - di Redazione

Bob Dylan non è stato il primo e non sarà certo l’ultimo apremiato a snobbare il Premio Nobel. A Stoccolma il cantautore americano alla fine non ci è andato. Ma questo non ha impedito al pubblico di tributargli una standing-ovation, durante l’interpretazione della sua canzone A hard rain’s a-Gonna Fall, non certo tra le sue migliori, scelta invece dalla cantautrice rock per – a suo dire – la grande carica simbolica. Qualcuno infatti aveva visto nelle parole la “denuncia” della possibile guerra nucleare, non dimentichiamo che la scrisse nel 1962, in piena crisi dei missili sovietici a Cuba, ma lo stesso Dylan non aveva mai ammesso che l’intento fosse quello, limitandosi a parlare solo di “forte pioggia”. Elogi, discorsi, citazioni, canzone cantata da un’emozionatissima Smith hanno insomma celebrato a distanza quello che certamente è uno dei più grandi cantautori e poeti dei nostri tempi. Se lo meritava il Nobel per la Letteratura? Certo, soprattutto visti alcuni premiati degli anni scorsi.

Il Premio Nobel non è stato ritirato altre volte

Quello che però questa mini-crisi fa emergere è il fatto che il Premio Nobel è ormai squalificato da anni: quello per la Pace è andato senza senso a noti guerrafondai, a istituzioni faziose, e bene fece Jean-Paul Sartre a rifiutarlo, come del resto George Bernard Shaw, che però alla fine ci ripensò e lo accettò. Altri non sono andati a ritirarlo, come Dylan, per impedimenti oggettivi, cosa che lui non ha avuto l’ardire di fare. Ha parlato di precedenti impegni non meglio specificati, e probabilmente entro sei mesi ci andrà. Sì, perché il regolamento del Premio prevede che il premiato vada entro sei mesi a ritirare il Premio (oltre 800mila euro) o mandi una sua lectio magistralis da leggersi pubblicamente. Per ora il menestrello ci lascia nel dubbio. Della cerimonia rimane la canzone di Dylan cantata da una commossa Patti Smith, che l’ha dovuta ricominciare tra gli applausi dei presenti, e un’istituzione che ha fatto troppi errori di valutazione per essere credibile.

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