Obama, l’ultimo paradosso: «Trattare la marijuana come le sigarette»

1 Dic 2016 11:32 - di Giulia Melodia

Ormai sull’uscio della Casa Bianca, al termine del suo secondo mandato, il presidente uscente Barack Obama ha abituato il mondo al suo discutibile gusto per il paradosso, quindi non dovrebbe sorprendere più di tanto che, ancora una volta, vi abbia fatto ricorso, in questocaso equiparando l’utilizzo della marijuana al vizio del tabagismo o all’abuso di alcolici. E così, riguardo usi e abusi della sostanza stupefacente, nell’ultima intervista rilasciata a Rolling Stone, il presidente americano uscente arriva a definire l’attuale situazione “a macchia di leopardo” vigente in Usa «insostenibile»: con alcuni stati che l’hanno legalizzata solo per fini terapeutici, altri che l’hanno totalmente depenalizzata anche per un uso ricreativo, e altri ancora che continuano a vietarla.

Trattare la marijuana come le sigarette e l’alcool

«Sono stato sempre molto chiaro sul fatto che la mia convinzione è che bisogna scoraggiare l’abuso di ogni sostanza», ha affermato ecumenicamente il presidente Usa, aggiungendo peraltro che «non sono uno che crede che la legalizzazione sia una panacea. Ma credo anche che trattare l’uso della marijuana come una questione di salute pubblica, così come facciamo per il tabacco o per gli alcolici, è il modo più intelligente per affrontarla». Come anticipato in apertura, il presidente americano uscente non è certo nuovo ad affermazioni del genere, ma questa, forse, le supera davvero tutte in corsa. E pensare che il paradossale concetto da lui enucleato nelle ultime ore esisteva già in nuce in quanto affermato nel 2014 quando, sempre in un’intervista a Rolling Stone, Obama aveva affermato come la marijuana fosse meno pericolosa dell’alcol «in termini di impatto sul singolo consumatore».

Un vecchio cavallo di battaglia?

Non solo: ancora più di recente in un’intervista televisiva aveva auspicato l’apertura di un serio dibattito su come rivedere le leggi sugli stupefacenti, in particolar modo a proposito della marijuana. L’ultimo atto di questa commedia degli errori ( e dei pericolosi paradossi), allora, si è consumato in quest’ultima intervista rilasciata a riguardo una volta di più a Rolling Stone, in cui però il presidente uscente ha anche provveduto con solerzia a ricordare come cambiare le leggi federali sulla marijuana non è un atto che un presidente può fare da solo, unilateralmente: «Normalmente la classificazione di queste sostanze viene fatta legislativamente o attraverso la Drug Enforcement Administration» – ha ribadito Obama in una sorta di suggerimento istituzionale lasciato in eredità all’erede che prenderà il suo posto – ossia l’agenzia federale che si occupa dei regolamenti sugli stupefacenti. A buon intenditor…

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