Mediaset-Vivendi, muro contro muro. Confalonieri: atto ostile, niente accordi

17 Dic 2016 18:34 - di Paolo Lami

E’ muro contro muro fra Mediaset e Vivendi. Le posizioni sono contrapposte. E, contrapposte, sono le opinioni degli scalatori e degli scalati. Ma è oramai chiaro il tentativo, scoperto, di Vivendi di accreditare una versione che è l’opposto di quanto sta accadendo realmente. L’azienda francese sostiene di non avere intenti predatori nei confronti della società del gruppo Fininvest e tenta anche di continuare a sostenere la tesi di essere stati, in qualche maniera, costretti ad agire in questa maniera perché frodati sulla partita Mediaset Premium ma di essere, comunque, interessati, ad arrivare ad un’alleanza con il Biscione.

Respinge, nettamente, questa ricostruzione Mediaset. Che parla apertamente di attacco ostile negando presunte trattative evocate, invece, da Vivendi. E si prepara a rispondere in Tribunale anche con accuse di diffamazione.

«Fininvest e Mediaset ci hanno fatto causa per aver rotto il contratto su Premium – ricostruisce la sua versione il Ceo di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine in un’intervista al Corriere della Sera – ma noi ci siamo tirati indietro perché abbiamo scoperto di aver firmato un’intesa diversa da quanto ci era stato detto. Abbiamo provato a trovare un accordo alternativo. Invece ci hanno offeso e maltrattato pubblicamente. Non siamo masochisti. Abbiamo reagito per superare l’impasse».

«Il 20 per cento – spiega ancora de Puyfontaine – ci rende il secondo socio con voce in capitolo per trovare un buon risultato su Premium. L’obiettivo finale è – giura il Ceo di Vivendi accreditando una versione ben diversa da quella che appare, ad oggi, la realtà – arrivare a un’alleanza per creare una Media company europea di dimensioni mondiali, con un approccio latino e contenuti di grande qualità, in grado di competere con giganti come Amazon Prime e Netflix. Abbiamo un interesse di lungo termine, vogliamo essere partner industriali. È un progetto in cui crediamo molto».

Il capo di Vivendi ha spiegazioni anche per il modo in cui è stato condotto l’attacco a testa bassa contro Mediaset: «l’aggressività? È il nostro modo per arrivare a un risultato positivo. Ma non siamo ostili. È vero, bisogna essere in due per ballare il tango. Ma io voglio continuare a ballare comunque».
Quanto alla possibilità di lanciare, in un secondo tempo, un’Offerta Pubblica di Acquisto, il manager si tiene, prudentemente, la risposta in tasca.
Ma, in un altro passaggio, afferma anche che «abbiamo i mezzi per farlo»: in cassa Vivendi, rivela de Puyfontaine, «ha 2,1 miliardi» ma la sua liquidità «è molto più alta».

Per il 20 per cento di Mediaset sono stati spesi «circa 800 milioni di euro». Svela anche che a Roma «di prima mattina, ho incontrato il ministro allo sviluppo Calenda» e «ho espresso la nostra visione strategica», poi, prima di tornare a Parigi, a Milano «ho visto Pier Silvio Berlusconi»..

«Questa è una scalata ostile – replica il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri – non solo dal nostro punto di vista ma anche dal punto di vista della politica. E sotto questo punto di vista ci ha fatto molto piacere il sentirci appoggiati anche dalle istituzioni, perché si è capito che c’è della sostanza, qui non c’è in gioco solo l’italianità e l’inno di Mameli, ma anche l’interesse nazionale».

Il rastrellamento di azioni da parte di Vivendi, ora, secondo Confalonieri, avrà parecchi risvolti, non solo politici, ma anche giudiziari e di controllo da parte delle autorità di garanzia: «quando tu fai una scalata ostile, avendo comprato il 20 per cento, dopo che hai abbassato il titolo, perché alla fine il titolo è stato abbassato da quattro euro a meno di due e mezzo, e hai rastrellato. Beh, tutto questo adesso è giustamente nelle mani della magistratura, degli organismi di controllo che faranno il loro dovere».

«Ho letto anch’io – dice il presidente di Mediaset compiaciuto per il supporto avuto dall’esecutivo – l’intervista al “Corriere della Sera“, i fatti sono che avevamo un contratto e non lo hanno rispettato. Adesso dire che quel contratto fosse sbagliato è assurdo, sbagliato su che che cosa? Hanno fatto loro le due diligence quindi dovevano accorgersi se c’erano cose che non andavano. Quindi – accusa Confalonieri – il pretesto per dire “siamo stati imbrogliati”, o dire qualcosa che ci somiglia molto, è un pretesto veramente campato per aria».

E nel corposo dossier che si va formando di ora in ora sul tavolo dell’ufficio legale di Mediaset per la vicenda Vivendi, potrebbe a breve confluire anche una segnalazione su alcune espressioni usate dal Ceo di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine nella sua intervista al Corriere della Sera
In particolare nella definizione data di Premium, la pay tv del Biscione – «è come se ci avessero invitato a cena in un ristorante a tre stelle e poi ci siamo ritrovati in un McDonald’s» – potrebbero venire ravvisati profili diffamatori.

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