La valanga di No in Sicilia rischia di travolgere anche la giunta Crocetta

5 Dic 2016 11:38 - di Laura Ferrari

Dal fronte delle opposizioni, da Forza Italia al M5S, fioccano le richieste di dimissioni del governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, travolto da una valanga di No. «La Sicilia e le nostre città – dice il deputato di Forza Italia Basilio Catanoso – hanno detto No alla pasticciata e raffazzonata presunta riforma referendaria ma, al contempo, hanno espresso un voto chiaro che boccia senza appello i governi di centrosinistra». Per Catanoso vanno accomunati «quello nazionale di Renzi con le sue promesse non mantenute, e quello siciliano del Centrosinistra e di Crocetta». Un governo regionale «disastroso nelle poche scelte fatte e nei molti momenti di assoluta incapacità decisionale, dalle evidenti contraddizioni di una accozzaglia (per dirla alla Renzi) di tante, scadenti individualità clientelari».

In alcuni centri della Sicilia il No all’80%

«In Sicilia una valanga di No ha seppellito Renzi, Crocetta e tutto il Pd: in alcuni centri percentuali anche all’80%, con una delle affluenze più alte negli ultimi anni. Anche il fallimentare governatore Crocetta, che ricordo fu eletto con il voto di un siciliano su sei e che si è speso a favore del referendum, dovrebbe dunque prendere atto di questo giudizio netto e politico del popolo e rassegnare le dimissioni». Lo afferma il deputato della Lega dei Popoli- Salvini, Alessandro Pagano. «Anche il Pd renziano, da Faraone a Raciti, ha fallito su tutta la linea. Palermo e il governo regionale meritano subito un cambio di marcia per ripartire», conclude.

Ma il governatore della Sicilia fa finta di niente

Ma Crocetta rimanda al mittente le richieste di dimissioni. «Dimettermi? Chi lo chiede strumentalizza voto. Credo che in Italia – dice il presidente della Regione siciliana – se c’è qualcuno che non viene scalfito dall’esito del referendum sia proprio io. Io non ho mai attaccato il fronte del No, sono stato leale nei confronti del segretario del mio partito ma non penso di essere stato tra i falchi del Sì». Un’autodifesa che sarà sufficiente per salvargli la poltrona?

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