La profezia di Cuperlo: «Se non va a congresso il Pd è morto»

23 Dic 2016 11:47 - di Federica Parbuoni
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Nessuno sconto sullo crisi del Pd, che è un partito «senz’anima» e «se non va a congresso è morto». Perché, a ben vedere, non è nemmeno più un partito, ma «una confederazione di sottopartiti». Autore di questa analisi impietosa è Gianni Cuperlo, che parla senza filtri di «capicorrente», «scomuniche» e incapacità di dare risposte alle esigenze degli italiani.

«È iniziato il count down della legislatura»

«Dopo le dimissioni del premier e le parole di dignità di quella notte ho visto un gruppo dirigente narcotizzato», ha spiegato Cuperlo in una intervista a Repubblica. «La destra gioisce. È caduto il governo. Di bicameralismo si riparlerà tra qualche anno ed è iniziato il count down della legislatura senza che ci sia una legge elettorale. Intanto – ha ricordato l’esponente dell’opposizione interna al Pd – aumenta la sofferenza di chi vive sulla pelle la violenza di diseguaglianze sempre più grandi».

La bocciatura della classe dirigente e delle riforme

Cuperlo, quindi, ha ricordato che «il referendum è stato soprattutto un voto politico che ha bocciato governo, classe dirigente e alcune riforme simboliche. Insegnanti, precari, giovani, Mezzogiorno: la fotografia reclama una svolta». Il deputato e membro della direzione nazionale dem ha ricordato che siamo di fronte alla «crisi peggiore del secolo», uno scenario che «dovrebbe spingere la sinistra a fare ciò che ha rinviato per anni, un ripensamento di sé, delle sue ricette».

Cuperlo chiede il congresso

«Sono stanco – ha avvertito – di sentire dal pulpito la scomunica dei caminetti e poi capire che si riuniscono in sacrestia. Ma quando deve discutere un partito segnato dalla sconfitta? Ho sentito capi corrente farsi di colpo paladini di una fase di decantazione per evitare altri traumi. Ma che opinione hanno dei circoli, dei nostri iscritti, di chi ci vota?». Dunque, la richiesta del congresso, che «non si fa quando 10 persone decidono che sono pronti loro, lo si fa quando la realtà te lo chiede o te lo impone. Per me lo si deve fare prima delle elezioni e fissando regole nuove». «Se la sinistra perde la fiducia verso le persone – ha concluso Cuperlo – è difficile chiedere alle persone di avere fiducia in noi».

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