Inquinamento luminoso, l’Italia il Paese più colpito: cieli stellati addio

29 Dic 2016 19:43 - di Redazione

L’Italia ha una “coperta” di stelle che si fa sempre più corta, notte dopo notte. L’ultimo lembo rimasto quasi intatto è quello che copre l’Isola di Montecristo: qui il cielo è solo parzialmente inquinato dalle luci artificiali della vicina costa toscana e permette ancora di ammirare la Via Lattea e alcune migliaia di stelle.

Sono soltanto poche decine quelle che invece si possono scorgere dalle città della Pianura Padana, la parte del Paese più ‘abbagliata’ insieme ai territori di Roma, Napoli, Torino e a buona parte della costa adriatica. A indicarlo è la nuova versione italiana e divulgativa dell’Atlante mondiale dell’inquinamento luminoso. Lo studio è stato realizzato da un gruppo internazionale di ricerca coordinato dall’Italia con l’Istituto di Scienza e Tecnologia dell’inquinamento luminoso (Istil), un’organizzazione no-profit fatta da volontari.

I suoi risultati hanno suscitato così tanto interesse a livello mondiale da piazzarsi nella top ten delle pubblicazioni scientifiche del 2016 più riprese dai media e condivise sui social network secondo la classifica di Altmetric, dominata dall’articolo di Obama sulla riforma sanitaria e dalla scoperta delle onde gravitazionali. L’inquinamento luminoso rappresenta ormai un problema a livello globale, ed è proprio l’Italia il Paese del G20 più colpito: a causa delle luci artificiali ”il 77% degli italiani non può più vedere la Via Lattea, mentre addirittura un quarto della popolazione non attiva più gli occhi nella modalità di visione notturna nell’osservare il cielo”, spiega il fisico Fabio Falchi dell’Istil, che ha condotto lo studio insieme ai colleghi Pierantonio Cinzano e Riccardo Furgoni, in collaborazione con l’Agenzia statunitense per l’atmosfera e gli oceani (Noaa), l’ente americano dei parchi nazionali, il centro tedesco di ricerca geologica (Gfz) e l’università israeliana di Haifa. ”In Italia non abbiamo più cieli incontaminati”, precisa Falchi. ”Il territorio meno colpito dall’inquinamento luminoso è quello dell’Isola di Montecristo, seguito poi da quello della Sardegna orientale, intorno al golfo di Orosei, e da alcune zone dell’Alto Adige vicine al confine con l’Austria, come la Valle Aurina e la Val Senales”. Cieli abbastanza bui anche sulla Maremma e ad ovest della provincia di Cuneo, mentre sono poco più che discreti in Basilicata, Calabria e in Sicilia, nella regione dei Nebrodi. Si salvano ancora alcune zone dell’Appennino tosco-emiliano, nel quadrilatero tra Parma, Piacenza, Genova e La Spezia, mentre sono ‘bocciati’ i cieli delle grandi città (come Roma, Napoli e Torino), la gran parte della costa adriatica (ad eccezione del Gargano) e tutta la Pianura Padana, tra le aree più ‘abbagliate’ dell’intero Pianeta. Per affrontare la situazione serve un maggiore impegno a livello legislativo da parte delle Regioni, spiega Falchi, e soprattutto una scelta più oculata dei led usati per l’illuminazione pubblica, in modo da limitare l’emissione di luce blu, la più inquinante per i nostri cieli.

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