Fortuna, psicologa in lacrime in aula: l’orrore rivive nei disegni dell’amichetta

9 Dic 2016 14:55 - di Giulia Melodia

Sembrava davvero difficile, quasi impossibile, anche solo ipotizzare altro orrore nel caso della piccola Fortuna Loffedo – abusata e lanciata nel vuoto, il 24 giugno del 2014, dall’ottavo piano del palazzo dove abitava, nel parco Iacp di Caivano (Napoli) – e invece, via via che si susseguono le udienze, le testimonianze. Mano a mano che in aula emergono episodi, dichiarazioni e dettagli agli atti nell’inchiesta, la portata della brutalità del caso contimnua ad aumentare a dismisura. Stavolta, l’ultimo limite dell’atrocità inflitta alla piccola vittima è quello segnato e superato nei disegni dell’amichetta del cuore della vittima, una delle figlie di Marianna Fabozzi, imputata con Raimondo Caputo nel procedimento penale sulla morte della bambina. 

L’orrore nei disegni dell’amichetta di Fortuna

E allora, è proprio in quei disegni, e non nelle parole, che non poteva pronunciare «perché condizionata dalla famiglia», la verità sulla piccola Fortuna Loffredo; disegni di cui ha parlato, nell’interrogatorio reso oggi – tra pause di commozione e qualche lacrima – dalla psicologa Rosa Cappelluccio nella quarta udienza del processo sull’omicidio di Fortuna, in corso nell’aula 116 del Tribunale di Napoli. La psicologa – che ha affiancato gli inquirenti durante le indagini– si è soffermata sugli incontri avuti con le figlie di Marianna Fabozzi – imputata insieme al compagno Raimondo Caputo nel processo sulla morte della piccola –  una delle quali, in particolare, era l’amichetta del cuore di Fortuna, e venne ascoltata il giorno stesso della tragedia nella caserma dei carabinieri di Casoria. Lì l’inconsapevole testimone disegnò Fortuna che ballava in presenza di un adulto, e poi una tomba, benché poco prima avesse riferito di non sapere della sorte subita dalla sua amica. Un disagio, quello denunciato nei tratti inconsci della piccola, che successivamente emergerà in modo sempre più evidente. Un disagio affidato alla raffigurazione di occhi grandi, senza pupille, che secondo la psicologa denotano un vissuto sessuale inconfessabile. Un sommerso raccapricciante che la psicologa in aula ha provato a decodificare e a denunciare soffermandosi sui particolari che, riferisce, avrebbe appreso dalle figlie della Fabozzi, durante gli incontri protetti, riguardo i luoghi, le modalità e le circostanze sia delle violenze sessuali che dei momenti antecedenti la morte di Fortuna. Giochi sessuali ma anche minacce quando, secondo quanto riferì la bambina, Raimondo Caputo le disse che avrebbe fatto fare anche a lei la stessa fine di Chicca.

Il ginecologo in aula: riscontrati traumi cronici

Uno sgomento senza fine, quello rievocato oggi in aula nel susseguirsi delle ricostruzioni rese dai diversi professionisti che hanno collaborato alle indagini. E allora, dopo le lacrime della psicologa è stata la volta della testimonianza di Giuseppe Saggese, il ginecologo che ha preso parte all’esame autoptico collegiale sul corpicino violato di Fortuna Loffredo che, in aula, ha parlato di «traumi cronici» che – ha ribadito – «dopo decine di anni di lavoro ho riscontrato solo tre volte». Non solo, per la quarta udienza del processo sulla morte della bimba, nell’aula 116 del Tribunale di Napoli, sono stati ascoltati anche tre periti nominati dalla Procura di Napoli Nord: il primo a parlare è stato Attilio Mazzei, pediatra, che avendo visitato la più piccola delle figlie di Marianna Fabozzi, compagna di Raimondo Caputo, ha confermato che sulla piccola sono emerse violenze sessuali. Abusi che invece non è riuscito a riscontrare su un’altra figlia. All’interrogatorio di Mazzei è seguito quello del ginecologo Giuseppe Saggese, che ha eseguito l’esame ginecologico sul corpo di Fortuna e sulla sua amichetta del cuore, altra figlia di Marianna Fabozzi. Terrificanti i particolari emersi durante l’interrogatorio, in particolare riguardo i riscontri sul corpicino della piccola vittima, che riportava gravissime lesioni allo scheletro e agli organi interni riferibili a una caduta dall’alto. Gli avvocati degli imputati, quando è stata resa nota la tipologia delle lesioni riscontrate su Fortuna e su una delle figlie della Fabozzi, hanno chiesto se era possibile ricondurle a danni provocati quando le bimbe venivano lavate. Ipotesi categoricamente escluse dai consulenti della Procura di Napoli Nord. Infine è stato ascoltato un perito informatico, Giuseppe Vallone, incaricato di scaricare file multimediali da un telefono cellulare, un Lg di colore rosa, trovato in possesso di una delle figlie della Fabozzi. Tra i file c’era anche un video che ritrae un uomo, steso a terra e immobile, con due bimbe che giocano mentre un’altra persona, una donna, riprende. Una donna che le bimbe chiamano mamma. Il video è stato acquisito agli atti. Ennesima testimonianza dell’orrore inflitto e patito.

 

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