Delitto di Garlasco, i legali dei Poggi: «L’assassino di Chiara è già in galera»

27 Dic 2016 13:23 - di Prisca Righetti

Garlasco, un caso senza fine, un processo senza certezze, una vittima (e i suoi familiari) ancora in attesa di giustizia? A giudicare da quanto sta accadendo negli ultimi giorni sul fronte delle perizie e delle lloro ripercussioni in ambito giudiziario, sembrerebbe di sì. E torna a combattersi la guerra delle carte, degli accertamenti svolti e ripetuti, degli indizi rivalutati, delle prove trascurate, delle ipotesi archiviate: da un lato della trincea dibattimentale, allora, i legali di Alberto Stasi tornati a ribadire l’innocenza del proprio assistito dopo che indagini difensive avrebbero accertato la presenza del Dna di Andrea Sempio, sotto le unghie di Chiara Poggi, uccisa nel 2007. Dall’altro, i legali della famiglia Poggi, fermi sulle loro posizioni-convinzioni: «L’autore dell’omicidio di nostra di nostra figlia? È già stato condannato»…

Delitto di Garlasco, un caso senza fine

E da un fronte all’altro della nuova battaglia legale, al centro si situa in queste ore Claudio Castelli, presidente della Corte d’Appello di Brescia, interessata dalla revisione del processo di Garlasco per l’omicidio di Chiara Poggi. «Abbiamo ricevuto la richiesta di revisione dalla Procura generale di Milano e in tempi rapidi sarà fissata udienza, impossibile però ad oggi stabilire quando avverrà», ha fatto sapere Castelli, che poi ha concluso: «Le carte inviate dalla Procura di Milano e girate alla sezione penale della Corte d’Appello si limitano alla mera richiesta di revisione: bisogna capire quali accertamenti serviranno». Altra strada da percorrere per la ricerca della verità, allora? Per gli avvocati dei genitori della povera Chiara quel percorso è già arrivato al suo termine e sarebbero totalmente infondate nuove ipotesi su responsabilità di terzi, tanto che i legali hanno depositato oggi alla Procura di Pavia gli atti relativi al processo a carico di Alberto Stasi, sottolineando «la totale infondatezza di qualsivoglia ipotesi volta a prospettare delle responsabilità di terzi nell’omicidio, il cui unico autore (Alberto Stasi, ndr) è già stato condannato da una sentenza irrevocabile emessa in nome del popolo italiano». Nell’ambito della nuova inchiesta aperta sul delitto risulta infatti indagato Andrea Sempio, un amico del fratello della vittima. Per questo, dunque, gli avvocati della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, in una nota si sono detti «dispiaciuti per il coinvolgimento di una persona risultata del tutto estranea all’accaduto e sconcertati dinanzi alle notizie di stampa secondo le quali si dovrebbe dar credito a valutazioni scientifiche effettuate da un consulente di parte (ben lontane dall’essere una perizia) all’insaputa dell’interessato, e senza alcuna garanzia per il medesimo, mentre non avrebbero invece valore le accurate analisi genetiche effettuate nel processo a carico di Stasi dal professor De Stefano con la partecipazione dei consulenti di tutte le parti ed il rispetto di tutti i protocolli e le garanzie di legge».

L’accertamento del dna e la sua attendibilità

Proprio sulla base dell’accurato accertamento che era stato effettuato in contraddittorio – hanno proseguito i legali – «la Corte di Cassazione ha dato atto che sulla base dell’esame del dna prelevato sotto le unghie di Chiara «non era possibile fare alcuna considerazione in tema di identità o di esclusione, come più volte riconosciuto dagli stessi difensori dell’imputato». Secondo gli avvocati, allora, «la condanna irrevocabile di Stasi non è certo dipesa da valutazioni inerenti il citato dna, bensì da sette diversi elementi di prova che risultano integrarsi perfettamente come tessere di un mosaico che hanno contribuito a creare un quadro d’insieme convergente verso la colpevolezza di Alberto Stasi, oltre ogni ragionevole dubbio». E per questo, i legali della famiglia Poggi concludono precisando che «l’attuale Procuratore Generale di Milano non risulta aver giudicato “fondata” la richiesta di revisione avanzata dalla madre del condannato, richiesta in relazione alla quale dovrà semmai pronunciarsi la competente autorità giudiziaria di Brescia».

Il papà di Andrea Sempio: «Mio figlio è tranquillo»

E così, mentre la battaglia a colpi di perizie e carte bollate prosegue – o meglio, si riapre – inaspettatamente, la famiglia del nuovo soggetto catapultato di nuovo sulla scena, ma con un altro ruolo rispetto a quello che in aula, fin qui, lo ha visto assolutamente dietro le quinte, eprime tutto il suo stupore e il disagio di questi giorni di fronte a tali e tante novità. Mio figlio «indagato? – ha detto il padre di Andrea Sempio, Giuseppe, in un’intervista rilasciata a Qn – lo so da voi dai giornalisti. Non sapevo proprio niente. Qui a casa non è arrivato niente… Mio figlio usciva solo con Marco (il fratello di Chiara Poggi, ndr), era lui il suo amico. Erano stati anche compagni di classe alle elementari e alle medie. Grandi amici da quando erano bambini. Usciva con Marco e con tutta la compagnia. Non conosceva Chiara. Non conosceva Alberto Stasi. Solo il suo amico, Marco». Poi, inm merito allo stato d’animo del figlio, iscritto nel registro degli indagati nell’ambito della nuova inchiesta aperta a Pavia sull’omicidio di Chiara Poggi, ribadisce: Andrea «è tranquillo. Lui sa che non ha fatto niente. In questo senso è tranquillo. Per il resto potete immaginare anche voi come stia… Noi, d’altro canto non sappiamo niente. Non abbiamo ancora ricevuto niente. Vedremo quando ci arriverà qualcosa. Cercheremo un avvocato»…

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