Aleppo, Gentiloni crede che l’Isis possa essere convinto a parole…

2 Dic 2016 17:03 - di Antonio Pannullo

Intensi scontri armati sono in corso nella città vecchia di Aleppo tra forze lealiste e miliziani delle opposizioni nel quartiere di Bustan al Qasr, secondo quanto riferiscono fonti ad Aleppo. I combattimenti proseguono da giorni nel quadro dell’offensiva russa e lealista. Le truppe di Damasco sono avanzate anche ieri in alcune parti dei quartieri orientali di Aleppo sotto assedio e controllati dai terroristi. L’agenzia Sana riferisce dell’uccisione nelle ultime ore di sei persone ad Aleppo ovest a causa di colpi di mortaio sparati da miliziani islamici anti-regime. Le notizie non possono essere verificate in maniera indipendente sul terreno. E mentre da anni l’esercito regolare siriani e i suoi alleati anti-Isis combattono furiosamente contri le feroci milizie islamiche , oggi il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni ha detto: «La soluzione militare non è la soluzione in Siria e sulle macerie di una città, Aleppo, non si costruisce un processo negoziale e una transizione», ha detto il ministro in conferenza stampa con il collega russo Serghiei Lavrov, a margine del Forum Med 2016. Sembra quasi che si ignori che c’è una guerra senza quartiere e che i terroristi dell’Isis non fanno sconti a nessuno. Non agiscono come un esercito ma come bande terroriste, e l’abbiamo visto anche nelle strade d’Europa. Come si fa, in questo contesto, a «fermare la violenza?». O lo combatti l’Isis o non lo combatti. Gentiloni vuole forse convincerli a parole?

Gentiloni rimasto ai diktat di Obama su Assad?

Eppure Gentiloni ha ribadito che bisogna «impegnarsi per fermare la violenza, aprire lo spazio a interventi umanitari, evitare rappresaglie, avviare un processo di transizione in cui ci sia la disponibilità del regime a condividere il potere», e la «Russia, alla quale mi sono appellato, ha una particolare responsabilità per il suo ruolo in Siria». Intanto l’unica parte che fa interventi umanitari non è, come si potrebbe pensare, l’Onu, ma l’esercito russo, che manda ospedali mobili e assiste la popolazione siriana sotto il tallone dell’Isis. È appena il caso di chiedersi poi perché il legittimo presidente siriano Bashar al Assad dovrebbe «condividere» il potere con chi ha tentato di effettuare un golpe armato contro il governo. E il Cremlino denuncia questo doppiopesismo: la Russia infatti sostiene il dialogo per la crisi siriana, ma i negoziati «sono bloccati da chi vuole destituire Assad, una cosa che non è prevista dalla risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza Onu». Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, a margine del Forum Med 2016. Per Lavrov, gli accordi di pace prevedono che «tutta l’opposizione non abbia più contatti con i gruppi terroristici». Inoltre, dice Lavrov, «questa posizione è stata bloccata da coloro che sono interessati che in quella parte della città rimangano i terroristi. I convogli possono passare ma nel frattempo l’Onu sta ferma a pensare, e nel frattempo la Russia ha inviato i suoi aiuti e in questo modo dovrebbero agire anche gli altri Paesi che si preoccupano di Aleppo», ha aggiunto Lavrov. «Invece di aspettare che l’opposizione diventi collaborativa, tutti i gruppi dovrebbero avviare i negoziati con il governo» di Bashar al Assad, il governo è pronto, mentre l’inviato Onu De Mistura non è in grado di far partire questo processo», accusa il ministro russo. Che ha così concluso: « Se l’amministrazione Trump si concentrerà sulla lotta al terrorismo e vorrà collaborare con la Russia, noi saremo certamente prontissimi». Solo la Ue e il governo italiano non vogliono capire che le cose stanno cambiando…

 

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