Tassa sulle tombe di famiglia, così il Pd ci perseguita per l’eternità

15 Nov 2016 19:14 - di Paolo Lami

Una tassa sulle tombe di famiglia in quattro cimiteri del bolognese e che finisce nelle casse di una società privata. Tutto “grazie” ai politici del Pd. È un esposto indirizzato alla Procura di Bologna a cercare di far luce sulla “tassa” sulle tombe di famiglia applicata in quattro Comuni della provincia bolognese: Anzola Emilia, Calderara di Reno, San Giovanni in Persiceto e Sant’Agata Bolognese.
Lo ha presentato ai carabinieri il consigliere regionale del M5S Silvia Piccinini e riguarda il canone sulla manutenzione delle parti comuni dei cimiteri, canone, viene sottolineato nell’esposto, «letteralmente inventato nel 2011 da quattro amministrazioni comunali, tutte a guida Pd, e che anche secondo il parere della Regione non è assolutamente dovuto. Nessuna legge o regolamento – sottolinea la Piccinini – prevede il pagamento di questa tassa, che di fatto garantisce un utile di esercizio costante al socio privato entrato nella società Virgilio e a cui erano stati affidati i servizi cimiteriali».
Il canone, ricostruisce la consigliera grillina, fu posto a carico «dei concessionari di manufatti sepolcrali concessi in perpetuo (in pratica le tombe di famiglia, ndr) nella misura iniziale di 35 euro all’anno, e sarebbe dovuto arrivare fino a 60 euro da pagare ogni anno e per l’eternità».
Solo per il Comune di Calderara, rivela la Piccinini, «quello guidato dal sindaco Irene Priolo, oggi anche assessore alla mobilità del Comune di Bologna e anche l’unico che insiste insieme con San Giovanni a continuare a chiedere questo assurdo canone, si tratta di più di 40mila euro incassati ogni anno». Un modo per vessare morti e vivi.
Una cifra che per Piccinini è «del tutto illegittima visto che come ha specificato anche la Regione, rispondendo a una nostra interrogazione, il regolamento regionale citato dai Comuni non ha nulla a che fare con il canone di manutenzione stabilito dai Comuni e che al più prevederebbe una partecipazione a spese straordinarie, quindi questa tassa non è dovuta, in quanto non esiste alcuna norma che lo preveda».
Perdipiù, andando a spulciare fra gli atti, in particolare quello del 6 ottobre 2011 con il quale il Comune di Anzola dell’Emilia delibera la convenzione per l’affidamento dei servizi cimiteriali alla società An.T.e.a. srl (che, il 15 giugno 2011, nel frattempo, aveva cambiato la sua denominazione sociale in Virgilio srl), si scopre che l’amministratore unico è Loredano Vecchi, amministratore della Virtus basket Bologna, iperattivo esponente del Pd , ed ex-manager della Camst, la coop colosso della ristorazione fondata da Gustavo Trombetti, il famoso “partigiano cameriere” già compagno di cella di Antonio Gramsci.
Loredano Vecchi, però è, prima di tutto, il marito di Gabriella Montera,  assessore Pd alla città metropolitana di Bologna con deleghe all’Agricoltura e sviluppo del territorio rurale, pianificazione faunistica e Pari Opportunità, ex-consigliera comunale di Calderara di Reno (uno dei Comuni che nel 2011 affiderà i servizi cimiteriali alla società amministrata da Loredano Vecchi) dal 1992 al 2004 e, dal 2004 al 2009, assessore della Provincia di Bologna all’agricoltura e presidente della commissione regionale dell’Unione Province Italiane “agricoltura e sviluppo rurale”.
Il bello viene quando si vanno a rispolverare gli scazzi fra i notabili del Pd bolognese e, in particolare, la recente lite fra la Pd Gabriella Montera e la Pd Irene Priolo, attuale sindaco di Calderara di Reno. Succede che il sindaco di Bologna, Virginio Merola, nomina Irene Priolo assessore alla Mobilità del capoluogo. La Priolo è anche, come visto, sindaco di Calderara di Reno. Il doppio incarico provoca la terza guerra mondiale nel Pd bolognese. Anche perché Irene Priolo è sposata con Andrea De Maria, un peso massimo del Pd nazionale di cui è deputato nonché membro della segreteria nazionale con delega alla formazione dopo aver gettato alle ortiche il suo saio cuperliano.
L’esponente dell’M5S bolognese, Massimo Bugani, affonda così, ferocemente, la nomina della Priolo: «Sul curriculum di Priolo non c’è scritto che ha i superpoteri. Essere la moglie di un influente parlamentare del Pd non basta per svolgere due cariche del genere in maniera efficace». Apriti cielo. Merola ha quasi infarto per l’affronto.
Ma la cosa peggiore per il sindaco Pd e per la neoassessora Irene Priolo è stato l’affondo, per la doppia nomina, da parte Gabriella Montera, la moglie di Loredano Vecchi.
La Montera ha parlato di «scelta incomprensibile» perché «non era difficile trovare analoghe competenze» senza incorrere nel problema del cumulo di cariche.
La rissa si è poi spostata sui Social. E si è finito a parlare di mariti. La Priolo, rivolta alla Montera: «Preferisco sempre chi dice le cose davanti e non dietro, accetto volentieri il tuo pensiero e ne faccio tesoro. Un abbraccio Gabriella e salutami Loredano (Vecchi, ndr), sono contenta di aver visto il suo incarico alla Virtus Pallacanestro, è la mia squadra preferita. A presto». Che le volesse ricordare i suoi incarichi in famiglia e quella questione dell’An.t.e.a. / Virgilio srl?

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